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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Aula della Benedizione - Mercoledì, 10 gennaio 1940

 

Doni nuziali

La Chiesa, durante la solenne ottava della Epifania, ripete nella sua liturgia le parole dei Magi: «Abbiamo veduto in Oriente la stella del Signore e siamo venuti con doni ad adorarLo» (cfr. Matth., II, 2 e II). Anche voi, o diletti sposi novelli, quando scambiavate dinanzi a Dio ai piedi dell'altare le vostre promesse, avete veduto un firmamento pieno di stelle che illuminano il vostro avvenire di radiose speranze, ed ora siete venuti qui per onorare Dio e ricevere la benedizione del Suo Vicario in terra, portando ricchi doni.

Quali sono questi doni? Noi ben sappiamo che il vostro equipaggio non presenta il lusso che la tradizione e l'arte da secoli attribuiscono ai Re Magi: seguito di servi, animali sontuosamente bardati, tappeti, essenze rare, e, come doni per Gesù Bambino, l'oro, probabilmente quello di Ophir, che già Salomone apprezzava (III Reg., IX, 28), l'incenso e la mirra: doni ricevuti da Dio, perché tutto ciò che una creatura può offrire è un dono del Creatore. Anche voi nel matrimonio cristiano avete ricevuto da Dio tre beni preziosi, enumerati da S. Agostino : la fedeltà coniugale (fides), la grazia sacramentale (sacramentum), la procreazione dei figli (proles); tre beni, che voi alla vostra volta dovete offrire a Dio, tre doni simboleggiati nelle offerte dei Magi.

I) La vostra fedeltà è il vostro oro, o piuttosto un tesoro preferibile a tutto l'oro del mondo. Il sacramento del matrimonio vi dà i mezzi di possedere, di aumentare anzi questo tesoro; offritelo a Dio, perché vi aiuti a meglio conservarlo. L'oro per la sua bellezza, per il suo splendore, per la sua inalterabilità, è il più prezioso dei metalli; il suo valore serve di base e di misura per le altre ricchezze. Così pure la fedeltà coniugale è la base e la misura di tutta la felicità del focolare domestico. Nel tempio di Salomone, per evitare l'alterazione dei materiali, non meno che per abbellire l'insieme, non vi era parte alcuna che non fosse ricoperta d'oro (III Reg., VI, 22). Parimenti l'oro della fedeltà, per assicurare la saldezza e lo splendore della unione coniugale, deve come investirla e avvilupparla tutta intera. L'oro, per conservare la sua bellezza e il suo splendore, deve essere puro. Al medesimo modo, la fedeltà fra gli sposi deve essere integra e incontaminata; se comincia ad alterarsi, è finita la fiducia, la pace, la felicità.

Degno di lamento è l'oro — come gemeva il Profeta (Gerem. Thren., IV, I) — che si è oscurato ed ha perduto il suo splendente colore; ma più lagrimevoli ancora sono gli sposi, la cui fedeltà si corrompe; il loro oro, diremo con Ezechiele (VII, 19) Si tramuta in immondizia, tutto il tesoro della loro bella concordia si disgrega in una desolante mescolanza di sospetti, di diffidenza, di rimproveri, per finire troppo spesso in mali irreparabili. Ecco perché la vostra prima offerta al neonato divino deve essere la risoluzione di una costante e attenta fedeltà alle vostre promesse matrimoniali.

2) I Magi portarono a Gesù anche l'incenso odoroso. Coll'oro lo avevano onorato come Re; coll'incenso rendevano omaggio alla Sua divinità. Anche voi, o sposi cristiani, avete un'offerta ricca di soave profumo da fare a Dio, e per la quale il sacramento del matrimonio vi apporta i mezzi necessari. Questo profumo, che spargerà una dolce fragranza in tutta la vostra vita, e che delle vostre opere giornaliere, anche le più umili, farà altrettanti atti capaci di procurarvi nel cielo la visione intuitiva di Dio, questo incenso invisibile ma reale, è la grazia soprannaturale. Tale grazia, conferitavi dal battesimo, rinnovata colla penitenza, aumentata coll'Eucaristia, vi è stata data a un titolo speciale dal sacramento del matrimonio con nuovi aiuti corrispondenti ai vostri nuovi doveri. E così voi divenite più ricchi ancora che i Magi. Lo stato di grazia è più che un soave profumo, sia pure intimo e penetrante, che dia alla vostra vita naturale un aroma celeste; è una vera elevazione delle vostre anime all'ordine soprannaturale, che vi rende partecipi della divina natura (II Petr., I, 4). Quale cura dovete dunque avere per conservare ed anzi per accrescere un simile tesoro! Offrendolo a Dio, voi non lo perdete, ma piuttosto lo affidate al migliore e più sicuro custode.

3) Finalmente i Magi, volendo onorare in Gesù non solo il Re e il Dio, ma anche l'uomo, gli presentarono in dono la mirra, vale a dire una specie di gomma resina, della quale gli antichi, specialmente gli Egiziani, si servivano per conservare i resti di coloro che avevano amato. Forse voi potrete essere sorpresi che in questo aroma Noi vediamo il simbolo della vostra terza offerta, del terzo bene del matrimonio cristiano, che è il dovere e l'onore della prole. Eppure notate che in ogni nuova generazione continua e si prolunga la linea avita. I figli sono la immagine vivente e come la risurrezione degli avi, i quali, attraverso la generazione presente, tendono la mano a quella di domani. In essi voi vedrete rivivere e agire innanzi a voi, spesso cogli stessi lineamenti del volto e della fisionomia morale, e specialmente colle loro tradizioni di fede, di onore e di virtù, la duplice serie dei vostri antenati. In tal senso la mirra conserva, perpetua, rinnovella incessantemente la vita di una famiglia. Giacché la famiglia è come un albero dal tronco robusto e dal fogliame rigoglioso, di cui ogni generazione forma un ramo. Assicurare la continuità della sua crescita è un tale onore, che le famiglie più nobili e più illustri sono quelle il cui albero genealogico estende più profondamente le sue radici nella terra avita.

È ben vero che l'adempimento di questo dovere, talvolta più che quello dei due precedenti, ha le sue difficoltà. La mirra, questa sostanza conservatrice e preservatrice, è di sapore amaro; i naturalisti, a cominciare da Plinio, lo insegnano e il nome stesso lo insinua. Ma questa amarezza non fa che aumentare le sue virtù benefiche. Nell'antico Testamento la si vede adoperata come profumo (Cant., III, 6); i suoi fiori sono un simbolo di amore puro ed ardente (Cant., I, 12). Nel Santo Vangelo si legge che i soldati porsero al divino Crocifisso da bere vino mescolato con mirra (Marc., XV, 23), bevanda che si soleva dare ai giustiziati per attenuare alquanto i loro dolori. Altrettanti simbolismi, che voi potete meditare.

Per non fermarCi qui che ad un solo : le innegabili difficoltà, che una bella corona di figli porta con sé, soprattutto nei nostri tempi di vita cara e in famiglie poco agiate, esigono coraggio, sacrifici, talvolta eroismo. Ma, come l'amarezza salutare della mirra, così questa asprezza temporanea dei doveri coniugali, innanzi tutto, preserva gli sposi da una grave colpa, funesta fonte di rovina per le famiglie e per le nazioni. Inoltre queste stesse difficoltà coraggiosamente affrontate, assicurano loro la conservazione della grazia sacramentale e una abbondanza di soccorsi divini. Finalmente esse allontanano dal focolare domestico gli elementi avvelenati di disgregazione, quali sono l'egoismo, la costante ricerca del benessere, la falsa e viziata educazione di una prole volontariamente ristretta. Quanti esempi intorno a voi vi faranno invece vedere una sorgente anche naturale di letizia e di mutuo incoraggiamento negli sforzi compiuti dai genitori per procurare il cibo quotidiano a una cara e numerosa figliolanza, venuta alla luce sotto lo sguardo di Dio nel nido familiare!

Ecco, o diletti sposi novelli, i tesori che avete ricevuto da Dio e che, in questa settimana della Epifania, voi stessi potete offrire al celeste Bambino del presepio, colla promessa di adempire coraggiosamente i doveri del matrimonio.

Rivolgendosi infine ai fedeli di lingua tedesca presenti nella Aula, Sua Santità li salutava con benevole frasi nel loro stesso idioma, assicurando che in questo mese in modo speciale Egli li raccomanderà con vivo fervore a Maria Madre tenerissima, e al Divino Bambino affinché si conservino in tutti, ma in modo particolare nei giovani e nei fanciulli, la fede e la purezza, e in tutti si confermino fiducia e speranza.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, I,
  Primo anno di Pontificato, 2 marzo 1939 - 1° marzo 1940, pp. 477-480
  Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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