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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL NUOVO AMBASCIATORE DEL PORTOGALLO
S.E.M. ANTONIO FARIA CARNEIRO PACHECO
*

Domenica, 20 ottobre 1940

 

Signor Ambasciatore,

Accreditato con lettera di elogio da S. E. il Sig. Presidente della Repubblica Portoghese, ricco di eminenti qualità e di insigni meriti dei quali il Governo e la pubblica opinione hanno riconosciuto il valore, l'Eccellenza Vostra viene a Noi come rappresentante di una Nazione particolarmente cara al Nostro cuore, per occupare, in seno al Corpo diplomatico presso la Santa Sede, il posto d'onore che compete al glorioso passato di questo Paese non meno che all'attuale energico sforzo verso un avvenire sano e vigoroso, sotto la saggia guida di coloro che ne dirigono oggi i destini.

In mezzo alle tempeste e alle inquietezze di questo angoscioso periodo di guerra – pel quale il Nostro cuore di Padre comune della Cristianità è sì profondamente afflitto –, è questo per Noi un giorno di conforto e di gioia, pel quale Noi rendiamo al Signore Iddio, Padrone dei cuori e Salvatore delle anime, le più vive azioni di grazia: un giorno nel quale ci sentiamo uniti a quelli che colla loro coraggiosa chiaroveggenza hanno saputo creare nel Portogallo quello stato di cose e di spirito che costituisce l'indispensabile presupposto dei felici avvenimenti dell'anno presente, non meno importanti per la Chiesa che per lo Stato.

In quest'anno 1940 la Nazione Portoghese ha celebrato l'ottavo centenario della sua indipendenza e il terzo della sua restaurazione: in un mondo scosso dalle febbrili agitazioni della guerra, ha saputo provare coi fatti che si incamminava, con novella ascesa, verso una nobile grandezza. Anche sul terreno religioso quest`anno è stato quello d'una svolta provvidenziale, in quanto ha stabilito i rapporti fra Chiesa e Stato sopra una nuova base che giustifica le migliori speranze e ha realizzato uno di quei grandi e simbolici atti di rinnova-mento, che si ripetono nella storia della Chiesa, ogni qual volta i popoli, dopo passeggere deviazioni, tornano alle verità dimenticate, agli ideali abbandonati, ai derelitti altari di una fede nella quale i loro antenati avevano attinto forza e sostegno non solo per di individui, ma per l'intera comunità.

«Fons sapientiae verbum Dei in excelsis, et ingressus illius mandata aeterna» (Ecl, I 5), Questa parole della Santa Scrittura si può applicate a tutti i domini dell'attività umana, nel principio, nello sviluppo e nel compimento. In un senso superiore e decisivo essa si applica all'opera indicibilmente grave ed ardua di coloro i quali investiti del potere dello Stato, hanno l'onorevole ma spinoso dovere di orientare i destini dei loro popoli, attraverso gli imperiosi flutti d'un caotico presente, verso le rive d'un avvenire d'ordine e di sicurezza.

Il Signore ha dato alla Nazione Portoghese un Capo di Governo che ha saputo conquistare non soltanto l'amore del popolo suo, e specialmente delle classi misere, ma anche il rispetto é la stima del mondo. A lui spetta il merito di esser stato, in riguardo a questo Governo, e sotto gli auspici dell'eminente Presidente della Repubblica, l'artefice d'una grande opera di pace fra lo Stato e la Chiesa, questa società perfetta e suprema la cui benefica azione dopo le tristi esperienze fatte in un torbido passato, potrà ora adoperarsi con sicurezza in mezzo al diletto popolo portoghese.

Ci è sembrato che il formale riconoscimento e la garanzia di un apostolato libero e fecondo nella madre-patria e nelle terre d'oltre-Mare, in favore delle anime che attendono ancora la salvezza, era Cosa più importante, preziosa e grata al Signore, di qualunque altro bene o vantaggio materiale e terrestre. Noi confidiamo nella saggezza dell'Episcopato, nello zelo del Clero secolare e regolare, nel fervore dei Nostri cari Figli e delle Nostre care figlie del Portogallo, e particolarmente di coloro che militano nelle file dell'Azione Cattolica; e speriamo pertanto fermamente che, animati di nobile fedeltà alla Chiesa e alla Patria, fronteggiando coraggiosamente le difficoltà e i sacrifici che l'instaurazione di un nuovo ordine di cose suol trarre seco, tutto metteranno in opera per animare gli articoli dei due solenni Patti – Concordato e Accordo missionario – conclusi fra Chiesa e Stato, con un soffio di vita lieto, palpitante, conquistatore, che di essi farà una realtà feconda. E in vero la concordia fra i due Poteri non si raggiunge né si concreta colla semplice conclusione d'un diplomatico strumento: ma bensì in una specie di continuativa creazione, per mezzo di una collaborazione leale, ispirata da reciproca fiducia e mutua stima. L'attenta sollecitudine che il Governo portoghese ha posto nell'iniziare e continuare questa opera di pace, Ci è arra consolatrice dello spirito col quale esso ne sosterrà e favorirà l'ulteriore sviluppo.

In questa impresa l'illustre Capo dello Stato vi assegna, Signor Ambasciatore, un compito che non potrebbe essere né più onorevole, né più fortunato. Le parole che l'Eccellenza Vostra ha testè pronunziato nell'inaugurare la sua alta missione di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario, son come un giuramento alla bandiera, ad una bandiera sulla quale splende la Croce del Cristo. Che il Signore benedica sì nobili sentimenti, e vi accordi il successo al quale aspirano col cuore vostro, i cuori di tutti i fedeli portoghesi!

Mentre vi preghiamo di trasmettere a S. E. il Sig. Presidente della Repubblica, e indi al Capo e ai Membri del Governo i Nostri voti paterni e profondamente sinceri per la prosperità della Nazione Portoghese, Noi accordiamo loro di tutto cuore, come anche a tutti i Nostri diletti figli e figlie che vivono in Portogallo e nelle terre d'oltremare l'implorata Benedizione Apostolica.


*Atti e discorsi di Pio XII, vol. II, p.369-373.

 



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