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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII 
AD ENRICO DE NICOLA,
PRESIDENTE PROVVISORIO DELLO STATO ITALIANO*

Mercoledì, 31 luglio 1946

 

All’Eccellentissimo Enrico De Nicola,
Presidente Provvisorio della Repubblica Italiana.

Al più alto Magistrato dello Stato italiano, accompagnato dall’onorevole e illustre signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro Segretario di Stato per gli Affari Esteri, e dai Personaggi del suo Seguito, diamo con compiacimento il benvenuto in questa Nostra dimora.

In un periodo di transizione, così grave di avvenimenti, qual è il presente, Vostra Eccellenza, per le sue eminenti qualità d’intelletto, di scienza giuridica e di dedizione al bene del Paese, è stata chiamata dalla fiducia dell’Assemblea Costituente ad un Ufficio che La mette al centro di profonde trasformazioni.

Una nuova era della storia europea e mondiale sta per sorgere.

Situata fra l’Oriente e l’Occidente, la Nazione italiana occupa, oggi più che mai, un posto, le cui crescenti responsabilità e i cui pericoli a niuno possono sfuggire; un posto nel quale contrastanti concezioni politiche e sociali si trovano di fronte, senza che ad occhio umano sia dato di prevedere con certezza in quali forme e con quali mezzi esse conseguiranno una retta e salutifera soluzione.

Intanto il popolo, stretto da tormentose angustie, attende dall’opera dei suoi Reggitori di passare da un torbido e oscuro presente a un più tranquillo e luminoso avvenire.

Chi è consapevole della grandezza di questa impresa e sa al tempo stesso che « se il Signore non ha edificato la casa, invano si affaticano quelli che la edificano » [Ps. 126, 1]‚ eleva lo sguardo e il cuore al Datore di ogni bene e invoca il suo divino aiuto sul popolo italiano e su coloro che hanno la missione di risollevarlo e di trarlo da uno stato di sofferenza e di abbattimento a nuova dignità e a rinnovato vigore, in una pace di verità e di giustizia: di quella verità, che libera da ogni errore di diritto e di fatto; di quella giustizia, che consiste nel « suum cuique tribuere ». Ma come potrebbero la verità e la giustizia pienamente trionfare là ove s’ignorasse la fonte suprema di ogni verità e di ogni giustizia e il nome stesso di Dio?

In questa opera di rinascita e di ricostruzione si richiedono alta vigilanza, saggia chiaroveggenza, costanza virile, imperturbabile risolutezza per discernere il vero e genuino dall’illusorio e fallace, le forze benefiche dalle energie distruggitrici, i mezzi di salute dal veleno inebriante, e per educare il popolo, cui tante dolorose delusioni potrebbero turbare la serenità del giudizio, a una sicura conoscenza di ciò che veramente serve al suo bene o che invece presto o tardi diviene sorgente di sventura e di danno.

Sulla Chiesa, madre e vetusta educatrice dei popoli, ricade in tali periodi storici, con la sua azione religiosa e morale, una parte importante, a cui essa si consacra con tanto maggior fervore, quanto più impellenti sono i bisogni del popolo.

Ma per l’adempimento di questa salutare attività è necessario che i rapporti fra i due Poteri assicurino alla Chiesa quella intera libertà di movimento e di sviluppo, che le deriva dalla volontà del suo divino Fondatore.

Noi abbiamo piena fiducia che il popolo italiano e i suoi Governanti saranno sempre consapevoli dei benefici, i quali provengono dalla riconosciuta permanenza in vigore dei Patti Lateranensi, e metteranno il loro onore nel dimostrare in terra romana e agli occhi di tutto il mondo che la « incorrupta fides » e la « dictorum conventorumque constantia et veritas »‚ ereditate dalla sapienza dei loro avi, sono anche oggi e per tutti i tempi immutabili leggi.

Prendendo intima parte alle necessità e ai travagli, non meno che alle speranze e alle aspettazioni della Nazione italiana, così vicina al Nostro cuore, imploriamo per questo diletto popolo, e in particolar modo per Vostra Eccellenza e per quanti hanno l’ardua cura di condurlo per i sentieri della virtù, della onestà, della prosperità e dell’onore, l’assistenza e i lumi più abbondanti dell’Altissimo, dei quali sia auspicio la Benedizione Apostolica che a tutti con paterno affetto impartiamo.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VIII,
 Ottavo anno di Pontificato, 2 marzo 1946 - 1° marzo 1947, pp. 193-194
 Tipografia Poliglotta Vaticana.

AAS 38 (1946), p.320-321.

L’Osservatore Romano 1.8.1946, p.1.

 



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