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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AI DIRIGENTI E AL PERSONALE DEL BANCO DI ROMA
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Sala Clementina - Domenica, 18 giugno 1950

 

La vostra pietà filiale, che ha voluto coronare e concludere il vostro pellegrinaggio giubilare con una visita al Padre comune, altrettanto gradita a Noi quanto conforme alle vostre intime brame, C'invita a rispondere con la Nostra paterna parola ai sentimenti che qui vi hanno condotti.

Anzitutto sentimenti di una devozione alla S. Sede, che, nata con l'Istituto stesso, non è venuta meno nel corso già lungo della sua vita. Sentimenti di fedeltà ai retti principi che, dopo aver presieduto alla sua fondazione, non hanno cessato di mantenere i suoi dirigenti nella diritta via, attraverso le alterne vicende e la sua crescente e molteplice attività. Finalmente sentimenti di oculata amministrazione, tutta intenta alla utilità comune, nel miglior impiego delle pubbliche economie.

Mentre pertanto vi rivolgiamo questa meritata lode, veniamo con ciò stesso a definire chiaramente la Nostra posizione di fronte ad una concezione non sana e non rispondente a « quella libertà, a cui Cristo ci ha affrancati » (Gal. 5, 1). Come, cioè, se il sistema bancario fosse per natura sua macchiato di colpa. Come se l'esercizio della vostra professione e l'oggetto stesso del vostro lavoro vi mettessero inevitabilmente in pericolo di contaminare il vostro cuore. Come se a voi fosse più particolarmente difficile di liberare l'animo vostro dall'attaccamento ai beni effimeri e fallaci, di passare attraverso la fiamma delle ricchezze temporali in guisa da non perdere i tesori eterni. Voi avanzate nella vostra carriera come gli altri nella loro, — e forse spesso la percorrete con fatica, — guadagnando onestamente la vita per voi e per i vostri cari.

Tutto ciò vale non solo per il modesto subalterno nel suo lavoro di semplice esecuzione e di computisteria, ma egualmente per gli alti impiegati della finanza, per il finanziere nel senso proprio della parola. Egli stesso può congiungere all'applicazione della sua competenza e all'uso della sua capacità professionale il vero spirito evangelico, vale a dire la libertà di un cuore intimamente distaccato dal danaro che maneggia, dai valori che negozia, dai beni materiali che amministra, non conoscendo che un solo Signore, Dio (cfr. Matth. 6, 24), che egli serve, nell'obbedienza di spirito e di azione ai suoi comandamenti, nella fedeltà a Cristo.

Ci sembra opportuno di rilevare qui ancora una volta l'alta funzione del sistema bancario, la grande importanza, che esso ha sempre avuto nella economia nazionale, già dai tempi degli antichi Assiri ed Egiziani, e al quale le condizioni presenti non hanno fatto che dare una ampiezza e un influsso considerevolmente accresciuto. Se il danaro è stato chiamato non a torto il sangue nell'organismo del corpo economico, ben potrà concludersi che le Banche sono come il cuore, che deve regolarne la circolazione per il più gran bene dei singoli, delle famiglie, dei gruppi sociali, il cui insieme forma quel corpo nazionale economico; di qui la potenza, la utilità, la responsabilità del sistema bancario.

Certamente questo potere e questa responsabilità non sono senza rischi di abuso, come i fatti pur troppo sufficientemente dimostrano. Tanto più imperioso è il dovere della Chiesa e dei fedeli d'infondere nel sistema e negli uomini stessi del mondo bancario il genuino spirito cristiano. Questo spirito è largo e alieno da meschine ristrettezze. Esso pone limiti insormontabili soltanto là ove cessano il lecito morale e la naturale onestà, senza restringere al di qua di quelle frontiere la libertà, ma senza permettere di avventurarsi al di là. Questa larghezza come questa fermezza agiscono per il bene dell'economia generale, che è anche quello a cui voi stessi tendete.

Così il vostro Banco di Roma sarà ardente fucina di affari nella onestà del lavoro. Grazie allo spirito cristiano che dirige la vostra attività professionale e la vostra condotta personale, ciascuno di voi contribuirà acciò che esso possa adempire sempre meglio il suo ufficio, l'ufficio del cuore che fa circolare e affluire un sangue puro e vigoroso in tutta l'economia sociale.

Con questo augurio, mentre vi ringraziamo del vostro omaggio e vi assicuriamo della Nostra benevolenza, preghiamo il Signore di colmarvi dei suoi lumi e dei suoi doni, inpegno dei quali impartiamo a voi tutti, alle vostre famiglie, al vostro quotidiano lavoro, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XII,
 Dodicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1950 - 1° marzo 1951, pp. 113 - 114
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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