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  DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
AL PERSONALE DELL'ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA*

Aula della Benedizione - Mercoledì, 16 maggio 1951

 

Il desiderio di venire ad offrirCi il vostro devoto omaggio e di ascoltare dalle Nostre labbra una parola d'incoraggiamento Ci dimostra, diletti figli, l'alto concetto che voi a buon diritto avete del vostro ufficio. Coloro che non ne partecipano con voi, o non ne conoscono per esperienza i benefici, sono esposti a non rilevare in esso che il freddo delle cifre allineate. Eppure il Nostro Predecessore di s. m. Pio XI non si compiaceva forse di parlare con accento di affezione della « poesia dei numeri »?

Ristretta a un solo oggetto, a un solo elemento, a una serie di addizioni e di medie staccate, la Statistica, è vero, può dare una impressione di aridità. Ma dopo la fondazione, nel 1861, della Direzione generale della Statistica fino al modo presente di essere del vostro Istituto centrale di Statistica, quali progressi! Il suo oggetto ha preso un'ampiezza sempre crescente e tende ad aumentare quasi indefinitamente; i suoi elementi si sono sviluppati in guisa da intrecciarsi in una complessità incomprensibile ai profani. Ma, al tempo stesso, oggetti ed elementi, avvicinati e combinati con un potente lavoro di sintesi, si riuniscono in una così piena unità, da far pensare alla unità di un corpo vivente.

Per conoscere a fondo il temperamento, il vigore, la sanità di un soggetto, il medico, con l'aiuto di strumenti diversi, misura il peso, la temperatura, la tensione arteriosa, le pulsazioni, la rapidità dei riflessi; nè si contenta della misura verificata al momento di un esame passeggiero, ma ne studia le variazioni, ne registra le curve e, col grafico sotto gli occhi, informato come se egli avesse davanti a se l'organismo palpitante, nota con sicurezza le risorse e le deficienze, e ne deduce la cura con cognizione di causa.

Ecco ciò che fa la Statistica applicata allo stato e alla evoluzione materiale, economica, sociale, morale, anche religiosa, di una Nazione. Chi non vede l'utilità dei suoi dati per il sociologo, per il legislatore, ma anche per il moralista e l'educatore? Evidentemente un tale lavoro suppone una vasta cooperazione rigorosamente coordinata. Si nota oggi un vivo interesse per quelle macchine straordinariamente complicate, che si sogliono chiamare « cervelli meccanici ». Tuttavia bisogna pure che esse obbediscano alla messa in movimento, intelligente, di un cervello umano, di cui non facilitano ed accelerano le operazioni, che eseguendo docilmente, ciecamente, i suoi ordini. Ora il vostro servizio, nella sua illimitata varietà e nella sua unità perfetta, e appunto questo organismo intelligente, che non domanda agli apparecchi se non un aiuto, prezioso ma puramente materiale. Da qui il così notevole concorso di addetti all'attività del vostro Istituto; da qui il bisogno di una coesione e di una coordinazione fra i vari uffici, dai più alti dirigenti e dagli impiegati di ogni grado fino ai più umili subalterni. Ciascuno, al suo posto, serve al lavoro d'insieme, come ogni pezzo alla buona funzione della macchina.

Compresi di questo pensiero, proseguite dunque il vostro lavoro con coscienza, con interesse, con spirito di ordine e di disciplina; fate Passare questo spirito dalla vostra vita professionale alla vita personale e familiare, da una parte, a quella sociale, dall'altra; voi sarete così buoni artefici del bene comune, non meno che del vostro proprio. E ciò che Noi domandiamo per voi a Dio, Padre di ogni bene e principio di ogni ordine, mentre di cuore impartiamo a voi tutti, ai vostri colleghi, alle vostre famiglie, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIII,
 Tredicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1951 - 1° marzo 1952, pp. 99 - 100
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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