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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AGLI ISCRITTI ALLE SEZIONI DI ROMA E DEL LAZIO
DELL'OPERA DEI RITIRI DI PERSEVERANZA
*

Festività dei S. Apostoli Pietro e Paolo - Domenica, 29 giugno 1952

 

In questa solenne festività del Principe degli Apostoli S. Pietro, Noi desideriamo, diletti figli, rivolgervi il saluto stesso, che il primo Papa indirizzava, or sono quasi venti secoli, ai cristiani dell'Asia Minore: « La grazia e la pace vi sia moltiplicata . . . Voi amate Gesù Cristo senza averlo veduto; anche adesso credete in lui senza vederlo; e credendo esulterete di un gaudio ineffabile e beato, riportando il fine della vostra fede, la salute delle anime » (1 Petr. 1, 2. 8-9). Ci sembra infatti che questi siano i sentimenti che vi animano e gli elogi che meritate. L'Opera dei Ritiri di Perseveranza vi unisce allo scopo di promuovere e di perfezionare in voi la pratica della vita cristiana. Ora che cosa è la vita cristiana se non l'amore di Gesù Cristo, la fede nella sua parola, la speranza nella sua grazia?

Ogni mese, in quanto è possibile, voi dedicate un giorno ad ascoltare una parola appropriata di istruzione o di meditazione religiosa, morale o sociale. In tal guisa vi preparate ad accostarvi con maggior fede e fervore al sacramento della Penitenza, che rafferma la vostra fedeltà, e a quello della Eucaristia, che rinnovella il vostro zelo. La maggior parte di voi fa, almeno un volta, un « ritiro chiuso » di tre giorni, indimenticabile ricordo, rivelazione, rivolgimento completo, principio di una nuova vita, nella pace e nella gioia di una coscienza pura.

In questi ritiri molti di voi hanno appreso a ben pregare, hanno in qualche modo scoperto Gesù e cominciato a veramente amarlo. I vostri zelanti Direttori potrebbero citare non pochi esempi dei meravigliosi effetti della grazia divina nelle anime vostre, e Noi esprimiamo l'augurio che generosi aiuti materiali e spirituali permettano a gruppi sempre più numerosi di giovarsi degli Esercizi chiusi. Il nostro venerato Predecessore li stimava e li lodava a tal punto, e Noi stessi siamo cosi persuasi della loro straordinaria efficacia, che non sapremmo raccomandare abbastanza un'opera tanto proficua. Ad imitazione di Nostro Signore, che si ritirava nel deserto o sulle montagne per pregare, tutti i santi e i cristiani ferventi hanno attinto dal raccoglimento e dalla orazione un lume e una forza sovrumana, specialmente quando si dedicavano, sotto la guida di esperti uomini spirituali, alla meditazione delle grandi verità rivelate da Dio.

L'Opera a cui appartenete ha il prezioso vantaggio di rinnovare periodicamente la vostra vita cristiana e di fornirle un alimento per mezzo di esercizi e di esortazioni opportune. Siate ad essa fedeli. Le anime vostre, innanzi tutto, poi le vostre famiglie, ed anche le vostre parrocchie ne saranno rianimate e rinnovate. Voi potrete dire, come il sacerdote che sale sull'altare per la millesima volta: Mi appresserò al Dio che allieta la mia giovinezza. Vi è una giovinezza dell'anima, che non si mantiene se non nel contatto frequente e filiale con Dio. La preghiera e la comunione sono le due vostre fonti di giovinezza. Possa il vostro esempio apportare un poco più di preghiera e di unione con Dio nel mondo egoista e sventato. Serrate le file, divenite sempre più numerosi, affinchè almeno la vostra moltitudine attiri l'attenzione degli estranei. Ricordate le parole di S. Pietro, che abbiamo citate in principio: « Voi esulterete di un gaudio ineffabile ». Il cristiano fervente deve essere lieto nel fondo dell'anima, lieto di una gioia incomparabile, che i dolori, le fatiche, l'incertezza del domani non possono soffocare, perchè proviene da una sicurezza soprannaturale e riposa in Gesù Cristo. La buona novella della sua venuta fra noi, della sua vittoria sul mondo del peccato, della sua presenza reale nella Ssma Eucaristia: sono certezze che permettono di conservare la pace e anche la gioia in mezzo alle più gravi difficoltà.

Non è egoismo, ma fiducia in Dio, poichè è pur troppo vero che non pochi dei vostri fratelli non condividono la vostra fede, che sono spesso agitati, angosciati, pieni di amarezza e talvolta di ribellione e di odio; ma la vostra preghiera e il vostro esempio sono ciò che Dio richiede anzitutto da voi per dare anche a loro la luce e la pace. La vostra carità verso di loro non sarà efficace e apportatrice di grazia che se sarà solidamente appoggiata sulla vostra fede.

Siate santamente orgogliosi della vostra fede. Gl'increduli si vantano di non credere che a quel che vedono; voi invece « amate Gesù Cristo senza averlo veduto; anche adesso credete in lui senza vederlo »; ma la vostra fede è ragionevole, perchè è fondata sulla testimonianza dei Vangeli, sul sangue dei martiri, sulla santità della Chiesa cattolica e apostolica. La vostra fede, lungi dall'essere una debolezza, è una forza, una nobiltà, una vittoria. È il nome che le dà l'Evangelista S. Giovanni: « Questa è la vittoria che vince il mondò, la nostra fede. Chi è che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è Figliuolo di Dio? » (1 Io. 5, 4-5). Vedete come i due Apostoli, Pietro e Giovanni, sono concordi nel fare della fede nella divinità di Nostro Signore il centro della vita cristiana. Voi comprendete così la grandezza della comunione mensile, con la quale professate la vostra fede nella presenza di Dio nella Eucaristia. In tal guisa con questa pratica organizzata, in giorno ed ora determinati, voi rendete a Nostro Signore Gesù Cristo precisamente quella testimonianza di fede, che egli attende da ogni cristiano. Mentre tanti altri cercano il paradiso sulla terra, voi rimanete fedeli a Gesù; e come S. Pietro nel momento in cui il Redentore divino annunziava il suo Sacramento di amore e le folle scandalizzate si allontanavano da Lui, voi Gli direte: « Signore, a chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna » (Io. 6, 68). In tal modo la parola del Signore a coloro, che hanno creduto al suo amore si effettua in voi: « Come il Padre, il vivente, ha mandato me ed io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me, per me vivrà » (Io. 6, 57). Voi vivete per Gesù Cristo, vivete per l'Eucaristia; ricevete con la santa Comunione luce e forza da Gesù. Vivete dunque in una maniera degna di una grazia così segnalata, e poichè S. Pietro per le Nostre labbra vi ha rivolto il suo saluto, così possa egli darvi oggi anche il suo fervoroso consiglio: « Vi scongiuro di avere una condotta tale che il prossimo, considerando le vostre buone opere, glorifichi Dio » (cfr. 1 Petr. 2, 12).

Con l'augurio che la potente intercessione del Principe degli Apostoli faccia discendere su di voi qui presenti e su tutti coloro che non hanno potuto unirsi a voi, su tutte le sezioni dell'Opera dei Ritiri di Perseveranza, sui loro Direttori e benefattori, l'abbondanza dei favori celesti, v'impartiamo con effusione di cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 233 - 235
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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