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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AGLI ALUNNI E AI SUPERIORI DEL PONTIFICIO
COLLEGIO DI SAN GIOSAFAT, NEL XX
DI FONDAZIONE DEL LORO ISTITUTO
*

 Sala del Concistoro, Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo
Venerdì, 14 novembre 1952

 

Con particolare affetto vi accogliamo, diletti figli, Superiori e alunni del Pontificio Collegio di San Giosafat, nella lieta ricorrenza del ventesimo anniversario della sua fondazione, opportunamente celebrata nel giorno sacro alla memoria dell'eroico assertore della Unità della Chiesa e invitto Martire della fedeltà a questa Sede Apostolica, del vostro santo Patrono, i cui fulgidi esempi debbono illuminare e guidare, ora, la vostra preparazione al Sacerdozio, e nell'avvenire la vostra opera di apostolato.

La memoria di lui, come la vostra presenza intorno a Noi. Ci conducono con lo spirito in mezzo alla diletta porzione della Chiesa di rito orientale, che voi qui rappresentate, oggi così duramente provata, desiderosi come siamo di dire a quei carissimi figli che il cuore del loro Padre comune palpita, soffre e spera con essi e per essi, quasi stretto dalle medesime loro angustie e trepidante delle loro stesse ansie.

Quale folla di sentimenti, dolci e tristi insieme, ridesta nell'animo Nostro il ricordo della fondazione del vostro Collegio, che, per la sollecitudine e la munificenza del Nostro glorioso Predecessore Pio XI, sorse nel suo nuovo edificio sull'alto del colle Gianicolense, come faro romano di fede cattolica, e quindi inestinguibile, per la vostra Patria lontana.

Allora furono lieti di assistere alla fausta cerimonia della inaugurazione in Roma tutti i vostri Venerabili Vescovi, nè sarebbe mancata, se non fosse stata impedita dalla malattia, la presenza del venerato Metropolita, Andrea Szeptyckyi, la cui nobile vita fu poi stroncata, non tanto dalla sua tarda età, quanto dalle sofferenze del suo animo di Pastore, percosso insieme col suo gregge. Il suo nome pertanto resterà perennemente benedetto nella Chiesa di Dio, che ricorderà il suo ardente zelo per le anime a lui affidate e il suo virile coraggio nella tutela dei valori anche civili del suo popolo, specialmente mediante la fon dazione della Biblioteca e del Museo, destinati a raccogliere e a custodire quanto riguarda la storia e i costumi dell'Ucraina.

Nel corso di questi venti anni, quanti mutamenti per quella diletta parte del gregge di Cristo, e quanti vuoti nelle file della sua sacra Gerarchia; alcuni Presuli morti nelle carceri in testimonianza della loro fede; altri, strappati dalle loro diocesi, gemono tuttora nelle angustie dell'esilio, oppure condividono con tanti altri diletti Nostri figli il pane delle lacrime nei campi di concentramento, rei soltanto della loro fedeltà all'Eterno Pastore.

Se la venuta, or sono venti anni, a Roma di tanti benemeriti Vescovi testimoniava allora il fiorire della religione cattolica e della vita cristiana nelle vostre terre, oggi pur troppo la loro forzata assenza significa tristemente la dispersione anche del gregge, come avvertì il divino Maestro: Percutiam pastorem, et dispergentur oves (Marc. 14, 27). Solo Ci conforta la tua presenza, Venerabile Fratello, Giovanni Bucko, in cui Ci par di vedere tutto il carissimo popolo Ucraino a Noi fedele.

Ma chi può indagare le vie della Provvidenza, che fortiter et suaviter ogni cosa conduce alla mèta dalla sua Sapienza prestabilita? Via soave è certamente quella che si dimostra in voi, quasi gemme di nuova stagione, intenti a prepararvi agli ordini sacri, per essere pronti a infondere la linfa di un rifiorimento religioso nell'animo del vostro popolo, allorchè piacerà a Dio dissipare le tempestose nubi che gravano nel suo cielo, e a ridonargli la gaiezza di una rinnovata primavera. E via aspra, benchè ricca di gloria, è quella dalla medesima Provvidenza assegnata a tanti vostri Presuli, sacerdoti e fedeli, che con le sofferenze ed il sangue preparano la risurrezione spirituale delle vostre diocesi, come già, or sono più di tre secoli, il martirio del vostro celeste Patrono fu seme di rigogliosa fioritura per le seguenti età.

È una speranza per ora, ma non vana, soprattutto perché fondata su quella fervida devozione, che il vostro popolo ha sempre nutrita verso la misericordiosa Madre di Dio, in cui onore elevò templi ed altari in ogni angolo delle sue terre. Per la sua intercessione possano affluire dalle regioni dell'Ucraina a cotesto Pontificio Collegio numerosi ed eletti giovani aspiranti al sacerdozio, oltre a quelli provenienti dalle Americhe e dai vari Paesi dell'Europa occidentale, in cui trovansi oggi disperse le loro famiglie.

E voi, diletti figli, che la Chiesa educa quasi all'ombra della Basilica Vaticana, ove nel 1867, in occasione delle feste giubilari del martirio del Principe degli Apostoli, fu celebrata la solenne Canonizzazione di San Giosafat — prima nell'epoca moderna di un Santo della Chiesa di rito orientale —, abbiate a cuore di attingere da così insigni e venerande memorie sempre più profonda la indefettibile fedeltà a questa Cattedra di verità e vincolo di unità nella fede e nell'amore universale, luce e fiamma per il vostro popolo, alla cui salvezza siete da Dio chiamati.

Con questi sentimenti impartiamo a voi, ai vostri Superiori e Maestri, a quanti si dedicano alla vostra formazione intellettuale e spirituale, ai vostri cari, a tutti gli altri diletti figli e figlie qui presenti, alla vostra Patria da Noi tanto amata, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 393 - 395
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 A.A.S., vol. XXXXIV (1952), n. 17, pp. 876 - 878.

 



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