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RADIOMESSAGGIO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
ALLE POPOLAZIONI DELL'INDIA*

Domenica, 28 ottobre 1956

 

Il vostro festoso applauso, il vostro irrefrenabile grido di gioia è segno della vostra fede, è pegno del vostro amore e della vostra dedizione a Cristo Gesù. In questo momento, quasi illuminata dalla dolce immagine del Redentore divino, tutta l'Emilia cattolica è presente : con la sua storia millenaria, col traffico delle sue strade, con la feracità dei suoi campi, coi fremiti delle sue passioni, con la cordiale urbanità dei suoi abitanti, con le sue lotte, coi suoi martiri, con le sue vittorie. Vorremmo che l'eco del vostro grido giungesse fino a coloro che sono rimasti estranei a tanta manifestazione di pietà, al trionfo del Cuore divino di Gesù, mentre Noi ai presenti e agli assenti, tutti Nostri figli, rivolgiamo il Nostro saluto e la Nostra paterna parola.

Come vi è stato già insegnato dai Nostri Venerabili Fratelli, gli Arcivescovi e i Vescovi della Regione Conciliare Emiliana, nella loro lettera Pastorale collettiva, questa manifestazione non può essere fine a sè stessa, dovendo piuttosto segnare l'inizio di un anno tutto dedicato a rinvigorire nell'animo dei fedeli la devozione al Sacro Cuore. Quanto essa Ci sia cara, abbiamo mostrato anche recentemente nella Nostra Lettera Enciclica Haurietis aquas, dove l'abbiamo presentata come simbolo di unità, di salvezza e di pace, come scuola di carità divina, su cui, come su solido fondamento, deve poggiare il regno di Dio (cfr. Acta Ap. Sedis, a. 48, 1956, pag. 351). Vi esortiamo dunque allo studio assiduo, alla meditazione profonda di così soave mistero; vi inculchiamo soprattutto la pratica seria e costante della devozione a quel Cuore Sacratissimo, la quale non dovrà restringersi ad esercizi di pietà esterna, ma attuarsi specialmente nella consacrazione e nella riparazione. A quella vi hanno invitati i vostri Pastori; ed ora vi accingete a recitare la formula solenne. Possiate esservi convenientemente preparati, effettuando in voi tutte quelle condizioni che un atto così grande richiede.

1. - E anzitutto chi non ha la grazia nell'anima, non può consacrarsi a Gesù.

La consacrazione è un atto di amore a Gesù: come può farla chi è lontano da lui, chi gli resta indifferente o addirittura l'offende? La consacrazione è offerta di sè, di ciò che si è, di ciò che si ha, di ciò che si è capaci di fare. Per essa l'uomo accetta liberamente il dominio assoluto di Dio e si dichiara pronto a qualsiasi cenno di lui: come è dunque possibile che compia tale atto chi vive in peccato, chi disubbidisce alla sua legge?

Pur non conoscendo l'intimo delle vostre anime, Noi abbiamo fiducia, diletti figli, che tutti voi, fedeli devoti del S. Cuore, possediate in questo momento la grazia santificante. Ma forse — che Dio non voglia! — vi potrebbe essere l'uno o l'altro dei presenti che abbia la colpa mortale nell'anima. A ciascuno di questi Noi vorremmo dire, in nome di Gesù: o anima, che ascolti, che sembri sperduta e quasi sepolta tra la moltitudine immensa, Gesù ti vede e ti chiama. Forse sei inquieta per l'odio che brucia e che non vuole estinguersi? sei forse umiliata per l'impurità che ti macchia? Guarda il tuo focolare come è spento e triste, perchè manca la fiamma dell'amore! Tu, chiunque tu sia, qualunque cosa tu abbia fatto, ascolta: prima di recitare l'atto di consacrazione, curva la fronte, piega il ginocchio, sciogliti in lagrime di pentimento e di amore. Non puoi consacrarti, se prima non ti riconcili con Gesù. Domani il sacerdote ascolterà la tua confessione; ma fin da ora con la contrizione perfetta potrai riacquistare la grazia, se dirai col cuore: « Gesù, perdonami. Tu mi hai tanto amato e io ti ho tanto offeso. Io detesto la colpa con cui ho disprezzato la tua paterna bontà. Perdonami! ». Pregate così, diletti figli; e sarete nuovamente amici di Dio. — Ecco, sì: voi avete Gesù con voi. Accingetevi pure a recitare con sincerità di cuore il vostro atto di consacrazione

2. - Ma, se per consacrarsi è necessario essere in grazia di Dio, per vivere la consacrazione bisogna esser pronti a dare di più, a fare di più. Bisogna offrirsi completamente a Gesù Consacrandovi a lui e vivendo tale consacrazione, voi non sarete soltanto tabernacoli vivi di Gesù, ma vi trasformerete realmente — anche se misteriosamente — in lui. Quando gli direte: ti offriamo la nostra anima, la nostra memoria, il nostro intelletto, nostra volontà, la nostra libertà; voi proclamerete: tutto quel ;il n abbiamo è tuo e lo sottoponiamo al tuo divino volere. Quando gli direte: ti offriamo i nostri corpi, essi saranno membra di (cfr. 1 Cor. 6, 15). Quando gli direte: ti offriamo la nostra vita, voi continuerete a vivere, eppure non vivrete più voi: vivrà in voi Cristo (cfr. Gal. 2, 20). 

Oh se potessimo farvi intendere in qualche maniera il mistero della nostra trasformazione in Cristo! Chi potrà intravedere le vette, alle quali vi invita Gesù, quando vi chiede di donargli il cuore? Pare che sia egli a domandare, e invece siamo noi a ricevere dalla sua pienezza (cfr. Io. 1, 16). Se poteste provare, sia pure per qualche istante, il gaudio dell'unione perfetta con lui! Egli dà e si dà; voi gli date e con una generosità che non pone più limiti. Voi siete suoi, così come egli è vostro. I suoi influssi vitali raggiungono le profondità della vostra anima.

Ecco, diletti figli e figlie: Ci sembra quasi che Gesù scenda tra voi e dica a certe anime che sono ancora esitanti: Datemi il vostro cuore, tutto il vostro cuore, per sempre. Ho bisogno di chi anela all'offerta totale di sè, pur rimanendo in mezzo al frastuono del mondo. Ho bisogno di giovani eroici, di bambini innocenti, di sposi fedeli, di giovanette immacolate. Tutti possono offrirsi, tutti possono consacrarsi e vivere la loro consacrazione. Passa Gesù in mezzo alla folla, di cui non vediamo il volto, ma quasi sentiamo i fremiti. Passa Gesù, e tanti e tante rispondono: Eccomi, o Signore.

3. - Invocato da tali anime, Gesù sarà in mezzo a voi, e regnerà Sovrano nella vostra regione.

Nessuno ignora che la vostra terra fu ed è tuttora fra le più esposte agli assalti dei nemici di Dio, i quali hanno tentato di distruggere la fede nelle menti e la grazia nei cuori. È stato seminato l'odio, diffusa l'indifferenza, insinuato il sospetto verso le cose sante e i ministri di Dio. In nessuna regione, forse, come nella vostra, si è fatta strage di sacerdoti, e perfino l'infanzia ha visto insidiata la sua innocenza e il suo candore. Accanto a una fioritura stupenda di anime e di opere, vi sono ancora zone dove regna la devastazione e il deserto. È tempo, dunque, di agire, diletti figli: è tempo di urgentissima azione. Chi questa sera si consacra al divin Cuore di Gesù, si arruola in un esercito pacifico e santo, ma che non avrà soste nè riposi, sino a quando Gesù non regnerà in tutti i cuori, in tutte le famiglie, in tutte le istituzioni.

I vostri Pastori non si nascondono la gravità delle cose e la complessità dei problemi; il clero diocesano, in santa gara con quello regolare, accerta i bisogni, conta le forze, studia piano organico per l'impiego ragionevole e razionale di esse Questa sera, davanti a Gesù, Noi stessi Ci rivolgiamo alle anime più generose. Avanti, diletti figli e figlie! I vostri nemici non sono in grado di creare ciò a cui tutti anelano: l'ordine sociale e la pace sociale. Questi beni non possono essere edificati sui materialismo e l'ateismo. Soltanto in Cristo essi hanno consistenza e valore. La Chiesa già da lungo tempo, ampiamente e in tutti gli aspetti, ha indicato il fondamento di quella pace e la struttura di quell'ordine. Spetta a voi di spianare loro il cammino. E se voi stessi sosterrete i sacrifici, che il conseguimento di così alto scopo esige, tutti dovranno riconoscere quanto sincera è la vostra consacrazione a Cristo e quanto operoso il vostro amore per lui.

Diletti figli e figlie! Possa la giornata di oggi essere fra le più risolutive della vostra storia!

Possa l'Emilia tutta, per opera vostra, mediante il vostro esempio di una vita veramente cristiana e la vostra fervida azione religiosa e sociale, essere guadagnata a Dio, a Cristo e alla sua Chiesa, alla pace e alla salvezza temporale ed eterna dei suoi abitanti! Ed ora su tutti, Pastori e fedeli, scenda copiosa — tutrice e illuminatrice — la Nostra paterna Benedizione.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XVIII,
 Diciottesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1956 - 1° marzo 1957, pp. 629 - 632
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 



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