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DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII
ALLE GIOVANI CONVENUTE A ROMA,
IN OCCASIONE DEL QUARANTENNIO
DELLA GIOVENTÙ FEMMINILE DI AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Piazza San Pietro - Domenica, 13 luglio 1958

 

Quattro mesi or sono, dilette figlie, questa stessa piazza era gremita di gioventù gioiosa e fremente, e Noi Ci sentimmo spinti a confidare ad essa la Nostra speranza che un avvenire migliore si stesse preparando per la Chiesa e, attraverso la Chiesa, per il mondo intero.

Non fu per un subitaneo entusiasmo, che certo poteva sembrare facile dinanzi a quello spettacolo superbo; e nemmeno per il desiderio di animare quei giovani all'azione e alla pacifica lotta per l'avvento del regno di Cristo; ma piuttosto il bisogno di esprimere il Nostro profondo convincimento Ci fece evocare davanti alla folla immensa di quei giovani la primavera, che viene dopo un inverno crudo e precede un'estate feconda e carica di frutti.

Questa Nostra attesa si rafforza oggi, osservando la letizia dei vostri volti, pensando al profumo delle vostre anime, contemplando lo splendore della vita divina, che è in voi e che traspare da tutto il vostro essere: ed ecco, ai Nostri occhi di Padre sembra che questa piazza si trasformi, come per incanto, in una stupenda aiuola fiorita.

Voi, dilette figlie, siete certamente nel fiore dell'età, nel fiore della vita; voi siete dunque il fiore della Chiesa, il fiore dell'umanità, il fiore del mondo. Fiori sempre meravigliosi nella loro quasi incalcolabile varietà.

1. – Chi non conosce la varietà dei fiori? Essa deriva dai luoghi in cui prosperano, dai tempi in cui germogliano, dalle coltivazioni di cui abbisognano, dalla differenza di colori e di profumi, dalla diversità dello scopo cui sono destinati.

Primo dono della primavera sono le primule: piccole stelle, colme di nettari odorosi, spesso al livello della erbetta o ripiegate con il loro peso su di un fragile stelo. Vi sono fiori che sbocciano isolati al termine di uno stelo o che si riuniscono in grappoli con forma e densità diversa; fiori che sbocciano dal basso in alto sopra un gambo unico, o che si aprono a termine di steli con ramificazioni e lunghezze combinate, dando l'impressione di essere un solo grande fiore. Vi sono fiori di montagna, esposti ai rigori del freddo, a scrosci di acqua diluviale, alle sferze potentissime dei venti; fiori di campo, che nascono e crescono disordinatamente e senza particolare cura; che possono essere colti o lasciati appassire o essere calpestati; fiori di giardino, che già negli ultimi giorni dell'inverno è tutto un'attesa, e poi si trasforma quasi all'improvviso in un tappeto variopinto. Fiori, per i quali si prepara la terra, si procurano gli alimentì appropriati, si scelgono ì tipi. E vi sono i fiori dì serra, che è come un accessorio del giardino, atto alla coltivazione di piante, che ad aria aperta non germoglierebbero o fiorirebbero assai lentamente; fiori di serra, dove tutto è condizionato, la luce, il calore, l'umidità; che nascono e si sviluppano e si moltiplicano, senza che quasi vengano raggiunti dall'influsso dell'atmosfera esteriore, ma che, tuttavia, devono aver aria, quando la temperatura lo permetta, allo scopo di evitare che marciscano o crescano deboli.

2. - Stavamo parlando dei fiori, dilette figlie, e il pensiero correva insistentemente a voi. Forse che alcune di voi non sono esposte, come i fiori di montagna, all'assalto dei venti e all'urto delle tempeste? E che sono allora i motteggi, di cui talvolta siete fatte oggetto, le insinuazioni, con cui si tenta di rendere meno splendente il vostro fascino spirituale; che cosa sono i vilipendi, con cui si cerca di scoraggiarvi, gl'inviti al male, coi quali si vogliono tendere lacci alle vostre anime, per stringerle poi con le catene della colpa? Altre sono nella condizione dei fiori campestri, perché non vi è nelle loro case chi le assista convenientemente: piccoli fiori selvatici, che l'Associazione ha scoperti ed accolti; così tante di voi, che sarebbero rimaste prive di assistenza e non si sarebbero sviluppate o avrebbero visto piegato il loro stelo e sparsi i petali delle loro corolle, abbelliscono ora e adornano anch'esse il mondo, nel quale vivono. Però gran parte di voi può dirsi che sia nata e cresciuta in giardini ben coltivati; l'Associazione ha potuto quasi prendervi in braccio, quando eravate Piccolissime; vi ha sostenute, quando eravate Beniamine; vi ha guidate, quasi tenendovi per mano, quando eravate Aspiranti; Giovanissime, facevate con trepidazione i primi passi sul cammino della vita spirituale e dell'azione apostolica.

Oggi, Effettive, essa vi conforta, vi illumina e vi dirige nei primi urti con la vita, nelle prime battaglie della vostra talvolta tormentata giovinezza. Quelle tra voi, che vivono come in serra — intendiamo parlare delle alunne interne di Istituti religiosi —, trovano certamente nell'Associazione di Azione Cattolica — come, del resto, in altre simili, che la Chiesa benedice e raccomanda — un mezzo adatto per profittare sempre più delle cure particolarmente intense, che vi vengono prodigate.

3. – Ma, parlando della varietà dei fiori, Noi accennavamo alla diversità dello scopo, al quale essi sono destinati. E qui vorremmo che la vostra meditazione si fermasse su due tipi di fiori, che, in un modo o in un altro, dovrebbero comprendere tutte voi: vi sono, infatti, fiori che tali rimangono sempre e sono destinati ad esser colti senza aver dato luogo al germoglio di nuove vite; e fiori che prima abbelliscono la pianta e poi, caduti i petali, cedono il posto ai frutti.

a) Alcune di voi — non tutte voi, e nemmeno la maggior parte di voi — saranno chiamate da Dio alla consacrazione verginale. Faremmo certamente torto alla vostra generosità e al vostro tradizionale entusiasmo, se temessimo di parlarvi con chiarezza, come si conviene a un Padre, che confida le sue ansie alle proprie figliuole e sa che sono tutte pronte, tutte ardite, incondizionatamente dedite a Cristo e alla Chiesa.

Guardate, dilette figlie, il mondo. Sembra indifferente ai valori dello spirito, spesso anche ostile a quanto gli ricorda Dio, le sue esigenze e i suoi desideri; eppure invoca la presenza delle vergini cristiane, dovunque vi è una debolezza da sostenere, un conforto da dare, una lagrima da asciugare. Gli orfani vogliono une madre; i malati cercano chi li assista con disinteresse ed amore; i vecchi cadenti implorano un sostegno filiale; genitori e tutori domandano scuole ed Istituti diretti da religiose; i luoghi di missione invocano che vengano loro inviate schiere di donne consacrate a Dio. Il Papa sa che le richieste giungono numerose ogni giorno; che mentre tante giovani in molti settori della vita rimangono oziose e mormorano tristemente: « nemo nos conduxit » (Matth. 20, 7): nessuno ci ha assunte al lavoro, qui sarebbe proprio il caso di ripetere quasi con angoscia: « messis quidem multa » (Matth. 9, 37): la messe è molta, ma sono pochi coloro che vanno a raccoglierla.

Se dunque il Signore veramente vi chiamasse, rispondete generosamente « sì ». Oh lo sappiamo, dilette figlie; dovreste rinunciare al padre, alla madre, allo sposo umano, ai figli; rinunciare a ciò che possedete e quasi persino a voi stesse. Ma non abbiate timore: in questa rinuncia è una gioia profonda, indicibile, fin sulla terra; e poi in cielo vi attende una speciale aureola di gloria, perchè sarete tra coloro che « seguono l'Agnello dovunque vada »: « sequuntur Agnum quocumque ierit » (Apoc. 14, 4).

b) Vi sono altre tra voi — e sono la grande maggioranza — che Iddio ha chiamate o chiamerà presto ad essere fiori, che non rimarranno tali, perchè dovranno fruttificare un giorno, se a Dio piacerà, in un focolare santo.

Noi abbiamo dovuto in varie occasioni riprovare l'errore di coloro, i quali affermano che la vergine cristiana è qualche cosa di mutilato, di incompleto: qualche cosa, che non consegue la perfezione del proprio essere. La verginità, al contrario, è come un vivere angelico, è uno stato per la sua eccellenza superiore a quello matrimoniale (cfr. Encycl. Sacra Virginitas, 25 Mart. 1954 - Acta Ap. Sedis, a. 46, 1954, pag. 161-191). Ma questa superiorità, d'altra parte, nulla toglie alla bellezza e grandezza della vita coniugale.

Siate dunque consapevoli, dilette figlie, e fin da ora, della grandezza della sposa cristiana, della madre cristiana. Se una tale coscienza sarà in voi tempestiva e chiara, voi sarete indotte a nulla omettere per prepararvi degnamente alla missione sublime che vi attende. Un dì — Noi ve lo auguriamo paternamente — vi prostrerete ai piedi dell'altare e vi sarà vicino un giovane risoluto a vivere con voi la sua vita. Quel giorno sarete legati da un vincolo, di cui è autore Iddio, la cui materia è nobilissima, il cui consenso è sacro; un contratto che Gesù volle elevare alla dignità di sacramento, ponendolo così nel novero delle cose, che sono ed appaiono le conseguenze più suggestive e più salutifere dell'Incarnazione.

Essendosi, invero, Dio fatto uomo, la natura umana divenne strumento reale di vita per il Verbo divino, per la seconda Persona della SS.ma Trinità. Le opere umane di Cristo furono così opere di Dio ed ebbero conseguentemente valore divino. Poichè l'Incarnazione è il mistero, per il quale un corpo e un'anima umana formarono con la natura divina del Verbo una sola persona, così che l'Apostolo Giovanni potè scrivere: « il Verbo si è fatto carne » (Io. 1, 14).

Effetto della grazia, che è conferita « secondo la misura con la quale il Verbo incarnato volle donarla » (cfr. Eph. 4, 7), è che gli uomini, con la loro anima, la loro intelligenza, volontà ed azione, ed anche col loro corpo, sono fatti realmente partecipi della divina natura, e divengono figli di Dio. In tal guisa anche le nozze cristiane acquistano una speciale dignità, e in virtù del Sacramento del matrimonio una istituzione umana — la comunità familiare — si trasforma in strumento di azione divina, sicché essa è direttamente santificata e la vostra stessa unione coniugale riceve una particolarissima impronta di Dio.

Ma se il vostro stato sarà un giorno così grande; se voi siete chiamate ad essere un giorno cooperatrici di Dio nella trasmissione della vita, è necessario che nasca in voi e si fortifichi sempre più la volontà risoluta di essere sante: di essere tali come spose, nella stessa unione coniugale e nello stesso esercizio del vostro amore. Accanto alla candida schiera, che Ci auguriamo cresca ogni giorno più, delle vergini, vi sarà in tal guisa la moltitudine delle spose sante. Le quali non si contenteranno di chiedere a Dio la semplice benedizione del loro amore e della loro unione, ma imploreranno da Lui che deponga un germe misterioso nelle loro anime, fatte quasi un'anima sola, col loro sposo; un germe che fiorirà e fruttificherà in santificazione loro e dei loro figli. Dilette giovani di Azione Cattolica! In questa primavera della Chiesa, voi dovete fiorire: « florete flores ».

Ogni tentativo di farvi appassire, di farvi perdere il profumo che forma il vostro incanto, deve trovarvi indomite e pronte ad ogni cimento. Fiorite, dilette figlie, e moltiplicatevi. Moltiplicatevi come si moltiplicano i fiori, quelli custoditi gelosamente nelle serre, quelli coltivati nei giardini, quelli sparsi nei campi, quelli che ondeggiano sulle cime delle montagne.

Fiorite, moltiplicatevi: ma procurate di acquistare ogni giorno più la coscienza che altri fiori adornano altre aiuole nell'unico stupendo giardino, che è la Chiesa. A tutti i fiori, a tutte le aiuole, guardate, dilette figlie, con profonda simpatia e con inalterato fraterno spirito di collaborazione. A questo fiorire della carità fra di voi, e di voi con tutte le altre, sarà subordinato lo stesso fiorire delle vostre anime.

Vi è una Donna — voi lo sapete —, sulla quale Dio volle posare il suo sguardo con tenerezza infinita, avendola destinata ad essere sua Madre. Il suo onnipotente amore Le conservò intatta l'aureola verginale, e insieme Le diede la corona di sposa e la dignità di madre.

Guardate ad Essa, come a un vostro modello insuperato e insuperabile: guardate a Maria, giglio delle convalli, che fruttificò, nondimeno, per opera dello Spirito Santo e diede al mondo Gesù.

Se guarderete a Lei, se imiterete Lei, rimarrà intatta la vostra freschezza, inalterato il vostro profumo, immutabile il vostro incanto.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XX,
Ventesimo anno di Pontificato, 2 marzo - 9 ottobre 1958, pp. 237-242
Tipografia Poliglotta Vaticana;
A.A.S., vol. L (1958), n. 11, pp. 530-535.

   



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