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CELEBRAZIONE DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI
CON I GIOVANI DELLA DIOCESI DI ROMA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Catacombe di San Callisto - Mercoledì, 7 marzo 1984

 

1. Oggi la Chiesa indìce il Digiuno dei Quaranta Giorni. Lo fa a ricordo del digiuno di Cristo Signore, che, in questo modo, si preparò alla sua pubblica attività messianica. La Chiesa indìce la Quaresima come periodo di preparazione alla solennità di Pasqua. E la Pasqua - passione, morte e risurrezione - costituisce l’adempimento della missione messianica di Gesù di Nazaret.

La Chiesa inizia il digiuno dei quaranta giorni da oggi, mercoledì delle Ceneri. In questo giorno, limitando al minimo il consumo dei cibi, tutti chiniamo il nostro capo, perché il sacerdote vi deponga le ceneri. Ciò corrisponde a un’antichissima tradizione del popolo di Dio, che ha il suo inizio nell’Antico Testamento.

2. In questo giorno speciale mi incontro con voi, cari giovani: figli e figlie di Roma. Insieme iniziamo il digiuno di quaranta giorni della Quaresima dell’Anno Giubilare della Redenzione e lo facciamo presso le catacombe di san Callisto.

Lo stesso luogo ha la sua eloquenza. È noto che proprio nelle catacombe nacque e si sviluppò la Chiesa romana durante i primi secoli. L’era delle catacombe è l’era dei martiri, degli eroici testimoni del Vangelo di Cristo, della sua croce e risurrezione.

In questi cimiteri sotterranei dell’antica Roma si è diffusa la luce di Cristo: il messaggio della Nuova Vita, per passare all’aperto e all’esterno nel tempo indicato dalla Provvidenza.

Il luogo in cui ci incontriamo ha una particolare eloquenza oggi, all’inizio della Quaresima dell’Anno della Redenzione.

3. Siete giunti in questo luogo in pellegrinaggio dalle diverse parti della Roma odierna, per iniziare il corteo quaresimale dell’Anno della Redenzione: un cammino tutto particolare, che è l’eredità di tante generazioni passate dei confessori di Cristo. Tale cammino è insieme la strada verso il futuro: voi infatti, giovani romani, giovani confessori di Cristo, desiderate seguirlo durante tutta la vita; e questa vita appartiene al futuro.

Proprio per questo voi scegliete il periodo del digiuno dei quaranta giorni di Quaresima come tappa particolare. Essa deve prepararvi interiormente alla Domenica delle Palme, giorno scelto dai giovani di diverse nazioni del mondo, che si uniranno nel Giubileo straordinario dell’Anno della Redenzione.

4. All’inizio di questa tappa mi incontro con voi come Vescovo di Roma. Dobbiamo insieme inchinare il nostro capo, sul quale la mano del sacerdote poserà le ceneri.

Ognuno di noi ascolterà in quel momento le parole che riassumono il significato del mercoledì delle Ceneri.

La liturgia delle Ceneri si esprime in due brevi formule della Sacra Scrittura.

La prima formula: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, tolta dal Libro della Genesi (cf. Gen 3, 19).

La seconda formula: “Convertitevi e credete al Vangelo”, secondo il testo di san Marco (Mc 1, 15).

Ognuna di queste formule ha un contenuto proprio. Ognuna costituisce una particolare sintesi. La Chiesa vuole che noi accettiamo, all’inizio della Quaresima, la verità che è contenuta in entrambe le formule del rito liturgico.

Accettiamo dunque la verità sulla morte, sulla caducità dell’uomo nel mondo temporale. E accettiamo al tempo stesso la verità sulla Vita, che oltrepassa la dimensione della temporaneità: sulla vita eterna in Dio, alla quale ci introduce Cristo.

Ed accettiamo, sulla base di questa duplice verità, la chiamata alla conversione.

Che ciò costituisca il senso centrale e vivificante di questa tappa, che iniziamo con la Quaresima dell’Anno Giubilare della Redenzione.

5. Meditiamo bene l’odierna lettura del Vangelo secondo Matteo.

La Quaresima assegna come compito a ciascuno di noi, in modo particolare, la nostra stessa umanità. Ci raccomanda di viverla, ci ordina di realizzarla in una concentrazione maggiore. E questa la acquistiamo quando cerchiamo in modo più consapevole di “essere noi stessi davanti a Dio”.

“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli!” (Mt 6, 1).

Dunque la Quaresima è una concentrazione teocentrica: uno sguardo teocentrico sull’uomo.

Sulla base di questa concentrazione la pratica della Quaresima ci raccomanda di orientarci secondo tre direzioni fondamentali, nelle quali si esprime la spiritualità dell’uomo, e prima di tutto la sua volontà e la sua libertà.

La direzione “verso l’interno”, che corrisponde al dominio di “sé”: la vittoria della volontà sulla sensualità umana. Questo è “il digiuno” che ci è chiesto.

La direzione “verso l’alto”, nella quale si esprime l’orientamento del nostro spirito verso la trascendenza. Ecco “la preghiera”.

La direzione “verso gli altri”, per la quale l’“io” umano si apre “agli altri”. Ecco l’“elemosina”.

Dovete, in questa tappa quaresimale, riflettere più a fondo sul compito che Cristo ci assegna nel Vangelo di oggi. Esso, come si vede, è iscritto organicamente nell’umanità di ciascuno di noi. Si unisce strettamente al programma di “autorealizzazione” evangelica dell’uomo.

6. Dovete anche rivolgere una particolare attenzione al Salmo 50, che è il più conosciuto e il più diffuso tra i cosiddetti salmi penitenziali. I suoi versetti si trovano nell’odierna liturgia come salmo responsoriale. Vale la pena di conoscerlo tutto e di assimilarlo per intero.

In questo momento voglio attirare la vostra attenzione su tre passi di quel salmo, che illuminano in modo particolare l’intera questione della penitenza e della conversione.

- Chiede il salmista:

Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (Sal 51, 12).

Dio “crea” e l’uomo “fa”. Il compito che la Chiesa pone davanti a noi in questa tappa, è quello di realizzare una particolare creatività! Deve emergere da essa un uomo spiritualmente forte! b)

- Chiede il salmista:

Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso” (Sal 51, 14).

È la gioia che accompagna il lavoro su se stessi. Questo è un lavoro creativo, che costa; proprio per questo porta una gioia enorme.

- E infine: “Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode” (Sal 51, 17).

Non si può vivere senza questa prospettiva. “La gloria di Dio è l’uomo vivente”, dice sant’Ireneo. Non è possibile vivere veramente senza questa prospettiva. Solo in essa si svela la vera dignità dell’uomo.

7. È per me una gioia particolare poter iniziare insieme con voi questo digiuno dei quaranta giorni dell’Anno della Redenzione. Sono lieto che siano qui presenti il cardinale vicario di Roma e i vescovi che collaborano con noi. Sono lieto della partecipazione dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose. Io e loro ci rallegriamo vivamente insieme con voi:

con te, giovane Chiesa dell’antica Roma!

E mentre ripetiamo con l’apostolo questa invocazione così pastorale:

 “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 20), chiediamo anche: riconoscete qual è la profondità, quale la ricchezza di questa riconciliazione con Dio, quanto voi stessi diventate ricchi mediante essa, quanto diventate voi stessi.

Tale è infatti l’eterno disegno di Dio, il disegno della salvezza: l’uomo diventa pienamente se stesso - cioè veramente uomo - in Gesù Cristo.

“Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor 6, 2).

Collaborate con lui!

Collaborate con Cristo!

“E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo - e ve lo chiediamo di tutto cuore - di non accogliere invano la grazia di Dio” (2 Cor 6, 1).

Che produca frutto! Che produca un frutto particolare questo digiuno dei quaranta giorni dell’Anno Giubilare della Redenzione!

 

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