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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR ANGELO SCOLA, RETTORE MAGNIFICO
DELLA PONTIFICIA UNIVERSIT
À LATERANENSE IN
OCCASIONE DELL'APERTURA DEL NUOVO ANNO ACCADEMICO

 

Al Venerato Fratello
Mons. Angelo Scola
Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense

1. In occasione dell’apertura del nuovo Anno Accademico, rivolgo un cordiale saluto a Lei, venerato Fratello; saluto altresì il Gran Cancelliere, il Cardinale Camillo Ruini, le Autorità, i Docenti, gli Studenti e tutti i partecipanti al solenne atto accademico, con il quale codesta benemerita Istituzione, legata in modo particolare al ministero del Successore di Pietro, dà l’avvio ufficiale alle proprie attività.

Il mio pensiero si estende anche a tutte le altre Università ed ai diversi Atenei pontifici che operano in Roma, invitandoli a dare generosamente il proprio contributo alla missione cittadina che si sta avviando nella nostra diocesi in preparazione del Grande Giubileo del 2000.

2. L’Università come luogo di ricerca e di educazione è, per sua natura, rivolta a scandagliare il mistero dell’uomo e, come tale, richiede la presenza di uomini sinceramente appassionati della verità. Da questo punto di vista, essa si connota non solo per l’oggetto e per il metodo della sua ricerca, ma anche per la soggettività che è in grado di esprimere grazie all’apporto di persone portatrici di una esperienza, nella quale è già emersa, in qualche misura, la verità sul mistero dell’uomo. È l’unità di questi due momenti a rendere esistenzialmente significativo, oltre che intellettualmente fecondo e creativo, l’ambito universitario; esso, infatti, ha di mira l’uomo in tutte le dimensioni del suo essere e del suo esistere ed esige che quanti vi operano siano attivamente impegnati, secondo ogni dimensione del loro essere ed agire, nella ricerca della verità. In quanto spazio libero ed aperto, dove si impara un “modo specifico dell’esistere e dell’essere dell’uomo” (Giovanni Paolo II, Allocuzione all’UNESCO, 2 giugno 1980, 6: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 (1980) 1639 s.), l’Università è luogo primario di cultura.

3. Grazie alla fede in Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, e al quotidiano incontro con le attese e le speranze umane, la Chiesa, pur non essendo riducibile a nessuna singola cultura, s’è dimostrata straordinaria promotrice di cultura. Introducendo l’uomo alla conoscenza del mistero di Cristo, lo ha guidato alla scoperta del nucleo più profondo del suo stesso essere, fonte da cui scaturisce ogni forma di cultura. Del resto, nella sua base ontologica il fenomeno della cultura possiede una intrinseca dimensione religiosa, giacché in molti modi manifesta quel desiderium naturale videndi Deum che è presente in ogni uomo.

Generatrice qual è di cultura, la fede in Gesù Cristo reca in sé, al tempo stesso, l’esigenza di estendersi a tutti gli ambiti dell’umano ed ai vari settori della conoscenza, per manifestarvi quella luce intellettiva che illumina le singole realtà e le diverse situazioni nelle quali è in questione l’uomo, come pure quell’energia morale necessaria per avanzare sulla via della verità e del bene in ogni circostanza e frangente del vivere umano.

4. La fede nasce dall’annuncio e questo non è mai disgiunto dalla relazione con coloro che lo hanno portato. Scrive a tal proposito l’Autore della Lettera agli Ebrei: “a noi, al pari di quelli [che erano usciti dall’Egitto] è stata annunciata una buona novella: purtroppo, però, a quelli la parola udita non giovò in nulla, non essendo rimasti uniti grazie alla fede con coloro che avevano ascoltato” (Eb 4, 2).

Il connubio fede-cultura, obiettivo primario delle Università Pontificie, comporta necessariamente il “restare uniti nella fede”. L’autentica comunione dei docenti, degli studenti e di tutti quelli che, a vario titolo, vi operano, costituisce il presupposto naturale per la fattiva e proficua collaborazione nell’elaborare qualsiasi contenuto di sapere. Mancando l’esperienza della comunione, verrebbe meno la condizione fondamentale sulla quale poggia l’ecclesialità dell’intellectus fidei, come pure il ricco potenziale di creatività che ad esso è organicamente connesso.

Quando la fede è matrice di cultura diviene anche fattore di storia. Simile considerazione è quanto mai opportuna in questo tempo che ci prepara al Grande Giubileo del 2000. Nella Lettera Apostolica Tertio millennio adveniente ho ricordato come “in Gesù Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una dimensione di Dio, che in se stesso è eterno” (Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente, n. 10) e come Cristo sia il Signore del tempo e della storia. La prospettiva del prossimo Giubileo non potrà non permeare l’intera attività delle Istituzioni Accademiche Pontificie, sollecitandole a riflettere attentamente sulla portata storica della fede per contribuire a superare le tentazioni gnostiche anche oggi serpeggianti in non pochi ambienti e correnti culturali dell’Occidente.

5. La tensione missionaria, che sempre deve animare lo studio e la ricerca orientati dalla e alla fede, offre particolarmente a codesta Università Pontificia la possibilità di cooperare alla Missione cittadina che nei prossimi tre anni coinvolgerà la popolazione romana. Si tratta di una vasta azione di nuova evangelizzazione che tenga conto delle attese e delle sfide del momento presente. La teologia, la filosofia, il diritto, la storia, la letteratura, l’arte ed ogni altra forma espressiva intimamente connesse allo spirito umano aiuteranno la comunità cristiana di Roma, consapevole della peculiare vocazione dell’Urbe, a cogliere le esigenze spirituali dell’uomo contemporaneo, consentendo un’azione apostolica ampia ed appropriata.

La Chiesa che è in Roma da venti secoli gode di una collocazione provvidenziale, soprattutto per l’indefettibilità della fede e dell’insegnamento che a Pietro è stata assicurata dalla preghiera di Gesù stesso (cf. Lc 22, 31-32). Per questo essa diventa in qualche modo un archetipo, modello e significativo punto d’irradiazione della verità del Vangelo. Con il prossimo Giubileo, Roma diventa meta di innumerevoli pellegrini che, visitando i luoghi del martirio di San Pietro e San Paolo, desiderano confermare la loro adesione al Redentore.

Alla preparazione di un così grande evento ecclesiale sono chiamate anche le Università Romane e, in primo luogo, la Pontificia Università Lateranense, mettendo al servizio della Chiesa la grazia singolare del loro radicarsi nella Città di Pietro e Paolo. Sono certo che codesta Pontificia Università con grande impegno opererà in tale direzione, confermando così lo speciale legame che l’unisce al Successore di Pietro e alla Diocesi di Roma. Possa codesto Ateneo nella sua quotidiana attività accademica diventare sempre più punto di riferimento di una cultura nata dalla fede, nella quale risplendono la dignità dell’uomo, il rispetto dei suoi diritti ed il richiamo ai suoi doveri.

6. La particolare attenzione che deve essere riservata all’essere umano ed alla sua dignità non deve tuttavia far dimenticare che la meta del nostro itinerario è Dio. “Ambula per hominem et pervenis ad Deum”, così si esprime sant’Agostino in riferimento alla santa umanità di Cristo, sottolineando come questi sia “l’unico mediatore tra Dio e gli uomini” (1 Tm 2, 5) e come proprio la sua mediazione passi attraverso l’uomo. Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa, gli fa eco ricordando che, per andare a Dio attraverso Cristo, dobbiamo passare attraverso l’Uomo che il Figlio è diventato, prendendo su di sé la nostra umanità (cf. Santa Teresa di Gesù, Libro della sua vita, cap. 22).

La vostra Pontificia Università è chiamata a riaffermare il primato di Dio, entrando nella controversia sull’humanum, che ha caratterizzato gran parte del ventesimo secolo, e su cui il Concilio Vaticano II si è molto soffermato, particolarmente con la Costituzione pastorale Gaudium et spes. Tutto ciò è possibile grazie ad una continua conversione a Cristo, mai disgiunta dallo studio attento della teologia e delle scienze ad essa collegate. Questo domanda a tutti un costante orientamento al mistero divino, alla partecipazione a Cristo e al “pensiero di Cristo”. Come insegna l’Apostolo: “Noi abbiamo il pensiero di Cristo” (1 Cor 2, 16). L’esercizio della teologia, infatti, non può essere prospettato solo come scientia fidei, bensì, e ancor più come participatio cum Christo in fide.

Il mio augurio per il nuovo Anno Accademico è che codesta Comunità approfondisca sempre più il proprio compito di evangelizzazione. Nelle aule, nello studio e nelle ricerche, nelle pubblicazioni e nell’incessante e rigoroso confronto con i risultati dell’umana ricerca, sia sempre Cristo la gioia grandissima che non si può esprimere a parole (cf. 1 Pt 1, 8).

Con tali auspici, auguro un proficuo Anno scolastico e, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera, imparto di cuore una speciale Benedizione Apostolica a Lei, ai Docenti, agli Studenti ed a quanti fanno parte di codesta Pontificia Università Lateranense.

Dal Vaticano, 7 Novembre 1996.

GIOVANNI PAOLO PP. II

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