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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI EX-ALLIEVI SALESIANI

Sabato, 5 novembre 1988

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

1. Sono particolarmente lieto di incontrarmi con voi oggi, mentre state celebrando il vostro congresso mondiale di ex-allievi di don Bosco e di ex-allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nell’anno centenario della morte del grande apostolo della gioventù. Saluto innanzitutto il Rettore maggiore dei Salesiani, don Egidio Viganò, animatore e centro di unità della Famiglia Salesiana, la Superiora Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Marinella Castagno; saluto altresì il dottor Giuseppe Castelli, presidente degli ex-allievi e la dottoressa Rosadele Regge, presidente delle ex-allieve; saluto infine tutte le autorità presenti a fare corona al vostro congresso e a condividere le vostre riflessioni sull’eredità educativa di san Giovanni Bosco e di santa Maria Domenica Mazzarello, allo scopo di riviverla nella sua verità e di incarnarla in un orizzonte operativo comune a raggio mondiale.

2. Sono ancora pieno di ricordi del non lontano pellegrinaggio nella terra di don Bosco, e, in questo incontro, non possiamo non fissare lo sguardo in lui, in don Bosco-fondatore, che, spinto da una passione soprannaturale, convoca e organizza una complessa associazione di numerosi e differenziati collaboratori: una “famiglia” che evangelizza la gioventù con il sistema preventivo. L’ho sottolineato nella lettera “Iuvenum Patris” che ho scritto al Rettore maggiore il 31 gennaio scorso: “Il dinamismo del suo amore si fece universale e lo spinse ad accogliere il richiamo di nazioni lontane, fino alle missioni di oltre oceano, per una evangelizzazione che non fu mai disgiunta da un’autentica opera di promozione umana. Secondo gli stessi criteri e col medesimo spirito egli cercò di trovare una soluzione anche ai problemi della gioventù femminile. Il Signore suscitò accanto a lui una confondatrice: Maria Domenica Mazzarello con un gruppo di giovani colleghe già dedicate, a livello parrocchiale, alla formazione cristiana delle ragazze. Il suo atteggiamento pedagogico suscitò altri collaboratori - uomini e donne - “consacrati” con voti stabili, “cooperatori”, associati nella condivisione degli ideali pedagogici ed apostolici, e coinvolse gli “ex-allievi”, spronandoli a testimoniare e a promuovere essi stessi l’educazione ricevuta” (“Iuvenum Patris”, 4).

Voi siete dunque parte viva di questa grande famiglia per l’“educazione ricevuta”, e, con senso di riconoscenza, vi impegnate in vario modo e in gradi differenti a partecipare alla missione salesiana nel mondo.

Evidentemente, l’assimilazione dei valori contenuti nel ricco patrimonio spirituale di don Bosco e l’identificazione con la forza generatrice della sua straordinaria santità avranno gradi e modalità diverse secondo le culture, le religioni, la qualità educativa dell’opera, la capacità di recezione dei singoli. In particolare i valori della “ragione” e della “religione” (cf. “Iuvenum Patris”, 10 e 11), potranno essere sviluppati, in situazioni diverse, con una certa pluriformità; l’“amorevolezza” (cf. “Iuvenum Patris”, 12) invece, si dovrebbe irradiare sempre in un alto grado di intensità, divenendo così il parametro per giudicare della fedeltà al carisma del fondatore, sia degli educatori, sia dei collaboratori e dei fruitori dell’“educazione ricevuta”. È questo il filo d’oro che apre continuamente la strada ad ogni azione formativa anche nella vita.

3. Un primo modo di partecipare alla missione salesiana, così vigorosamente espressa nella multiforme attività delle due congregazioni educative sgorgate dal cuore sacerdotale di don Bosco, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, è quello di preoccuparsi della formazione permanente di tutti e di ogni ex-allievo ed ex-allieva. Questo è un compito inerente alla stessa “educazione ricevuta” in quanto ogni educazione - soprattutto in questo momento storico così denso di stimoli e di messaggi contrastanti - ha bisogno di crescere e di adeguarsi alle nuove esigenze in forma continua ed aggiornata.

Un secondo modo è quello di condividere e di privilegiare l’impegno per l’educazione della gioventù. L’inderogabile necessità della formazione dei giovani esige che ad essa venga data un’attenzione prioritaria, mediante metodi appropriati e con la dedizione illuminata e generosa che fu propria del santo dei giovani. “Non si può dimenticare - scrivevo nella citata lettera - che essa è oggi in preda a sfide, ignote ad altre epoche, come la droga, la violenza, il terrorismo, l’immoralità di molti spettacoli cinematografici e televisivi, la diffusione della pornografia” (“Iuvenum Patris”, 20). Si tratta di campi di lavoro apostolico che devono impegnare gli ex-allievi e le ex-allieve, secondo la propria competenza e secondo le situazioni di bisogno che si presentano, nelle diverse regioni del mondo.

In tal modo, come don Bosco e i suoi primi figli e figlie, realizzerete la vostra personale santità mediante l’impegno educativo vissuto con zelo e cuore apostolico, e saprete proporre, al tempo stesso, la santità, quale meta concreta della sua pedagogia, come è felicemente avvenuto in san Domenico Savio e nella beata Laura Vicuña.

Un terzo modo di partecipare alla missione salesiana è quello di realizzare l’esortazione fatta agli antichi allievi dallo stesso don Bosco, di “tenersi uniti ed aiutarsi”. Ciò non significa solo un rafforzamento organizzativo e funzionale dell’Associazione, ma primariamente una piena disponibilità al mutuo aiuto, soprattutto nelle necessità spirituali, economiche, familiari, sociali, e lo sforzo, anzi direi la gioia, di un contatto benefico con antichi compagni e compagne divenuti “lontani” per mille differenti motivi.

4. L’invito esplicito di don Bosco mi spinge ad un’ulteriore considerazione. Formati alla scuola dell’amore preventivo di don Bosco voi siete parte di una grande famiglia, la Famiglia Salesiana. Il titolo di appartenenza ad essa per l’“educazione ricevuta” collega fondamentalmente gli ex-allievi e le ex-allieve in una comunione che deve farsi vita, condivisione di obiettivi e di mete apostoliche, unità di impegno per “contribuire alla creazione di una società più giusta, incidendo nei processi culturali, morali, spirituali e religiosi, nei rispetto della persona umana e della sua dignità”; per “promuovere e testimoniare i valori della famiglia, praticando in essa la metodologia pedagogica appresa durante gli anni giovanili . . .”, come dice il vostro statuto.

La comunione non è mai diminuzione di identità dei singoli o dei gruppi, ma è l’espressione più genuina della loro autenticità di origine e di missione. L’identità si misura sulla comunione che la fa crescere con le ricchezze dell’interscambio e della corresponsabilità. Anche il frutto della pedagogia salesiana, la giovane Laura Vicuña che ho recentemente beatificato al Colle Don Bosco, è la risultante della feconda collaborazione educativa delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Missionari Salesiani nel paesello di Junín de los Andes.

5. Carissimi ex-allievi ed ex-allieve, ho voluto esprimervi il medesimo affetto, stima, apprezzamento che i miei predecessori, in modo particolare Paolo VI di venerata memoria, ebbero per voi e per tutta la Famiglia Salesiana.

E, quasi a ricordo di questo nostro incontro, intendo lasciarvi una consegna e indicarvi due piste di speciale approfondimento ed impegno:

- anzitutto vi invito a studiare la lettera enciclica Sollicitudo Rei Socialis, che dà un nome nuovo alla pace, quello di “solidarietà”, e vi raccomando di progettare una sua concreta applicazione;

- come seconda linea di impegno vi invito ad approfondire la mia ultima lettera apostolica Mulieris Dignitatem, che presenta la dignità e la vocazione della donna, in occasione dell’anno mariano, fissando lo sguardo in Maria, nella quale il “genio” della donna trova la sua più perfetta realizzazione.

Con la mia benedizione apostolica.

 

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