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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
AD UN CONVEGNO STORICO SU SAN CARLO BORROMEO

Giovedì, 17 novembre 1988

 

1. Sono ben lieto di accogliervi, illustri professori e docenti, membri dell’Accademia di San Carlo, che in occasione del convegno su “Carlo Borromeo Cardinale Nepote di Pio IV”, indetto nel decimo anniversario di fondazione del vostro sodalizio, siete venuti a salutarmi non senza l’intenzione di ricordare anche il decennio del mio servizio pastorale.

Doppiamente grato, ricambio a tutti il più cordiale saluto. Un particolare pensiero va ai signori Cardinali Carlo Maria Martini, Arcivescovo di Milano e presidente dell’Accademia, al venerando suo predecessore Giovanni Colombo, che diede inizio all’attività di questa istituzione, tracciandone le finalità e prospettive di lavoro scientifico nello speciale statuto e fissandone la sede presso la Biblioteca Ambrosiana. Saluto anche il segretario monsignor Carlo Marcora e tutti gli intervenuti.

2. Mi è gradito ricordare, in questa circostanza, la singolare origine della vostra Accademia. Essa nasce da un voto esplicito di Papa Giovanni XXIII, il quale, studioso delle visite pastorali del Borromeo nella sua Bergamo, avvertì l’esigenza di dare alle fonti d’archivio relative alla figura e all’opera di san Carlo una più facile possibilità di accesso per la necessaria consultazione dei numerosissimi documenti. Di qui l’idea di un’accademia che, oltre alla pubblicazione delle lettere e degli scritti autentici di san Carlo promuovesse studi adeguati di ordine storico-biografico. L’idea fu poi ripresa dal Cardinale Giovanni Battista Montini, che non solo non abbandonò l’impegno come Arcivescovo di Milano, ma, divenuto Sommo Pontefice, decise la fondazione affidandone la responsabilità direttiva e organizzativa all’Arcivescovo “pro tempore” della Chiesa milanese. Ed io stesso ebbi la gioia di constatarne la felice realizzazione poco dopo la mia elezione alla Sede di Pietro.

3. Conosco l’assiduità con cui vi dedicate allo studio dell’epoca tridentina e post-tridentina, così fortemente segnata dall’opera pastorale di san Carlo e, successivamente, del cugino, il Cardinale Federigo Borromeo. Nonostante gli onerosi incarichi che già vi assillano nelle rispettive università, voi avete accettato di dedicarvi a questa tematica, che giustamente ritenete interessante e decisiva sia per la conoscenza dei personaggi, sia, ed ancor più, per la storia della Chiesa, promotrice animosa della riforma cattolica.

So anche che il vostro gruppo è aperto a non pochi istituti universitari, non solo d’Italia, ma anche della Francia, della Spagna, dell’Inghilterra, della Svizzera e della Polonia. Auspico che la partecipazione si allarghi, man mano che il campo del lavoro crescerà con la scoperta di ulteriori fonti ed a motivo del vasto interesse che le iniziative dei due Borromeo suscitarono nelle varie regioni d’Europa. È noto che san Carlo e il Cardinale Federigo furono personalità tali, da dare il loro nome ad un’epoca. La vastità del loro campo d’azione appare soprattutto dalla corrispondenza epistolare, che essi ebbero con i massimi personaggi del loro tempo: imperatori e regnanti, Papi, Cardinali e Vescovi, esponenti della cultura e dell’arte, della letteratura e della scienza. Il santo fu anche legislatore sapiente per la vita pastorale: con le sue norme, con i sinodi celebrati e le visite pastorali personalmente compiute egli lasciò un patrimonio di documentazione canonica ricco e prezioso, anche ai fini della comprensione ed interpretazione delle leggi tridentine. Da tali documenti si potrà capir meglio la travagliata, ma diretta e spedita via percorsa da tutta la Chiesa nel moto di vigorosa ripresa del quale per l’incisività dell’azione di san Carlo costituisce uno dei rappresentanti principali.

4. Proprio per questo singolare influsso nella storia di tutta la Chiesa la ricerca storica sui Borromeo ha bisogno di una documentazione sempre più organica. Sta a voi coordinare, per quanto possibile, tutte le fonti, accedendo specialmente alle accennate lettere, presenti in molti archivi pubblici o privati, e finora in gran parte non pubblicate. L’opportunità di reperire e studiare tale materia è richiesta non solo dall’intrinseca esigenza della ricerca storiografica, ma anche da delicati problemi interpretativi circa l’opera dei Borromeo. Sarà un tale studio a favorire una più chiara comprensione di quei tempi, senza cedere a preconcetti, e mettendo nel giusto rilievo l’opera di protagonisti così cospicui delle vicende ecclesiali italiane ed europee.

5. Desidero esprimere compiacimento anche per il tema scelto nel presente convegno. Il Cardinale nipote segretario dello zio Pio IV, vi apparirà dapprima nella sua incipiente missione ecclesiale, quando, giovanissimo, fu chiamato al servizio della Santa Sede; ma noterete certamente i suoi validi passi nel sacro ministero, valutando come egli svolse con crescente impegno il suo lavoro, fino alla costante e progressiva maturazione di intelligente uomo di governo, e, soprattutto, di pastore indefesso, ben meritevole di essere affiancato - nella memoria storica della Chiesa - alla figura di Ambrogio.

Invocando la divina assistenza sui vostri qualificati lavori, auspice il caro santo, imparto a tutti voi la benedizione apostolica, che volentieri estendo ai collaboratori e alle persone care.

 

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