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INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL PATRIARCA GRECO-ORTODOSSO DI ALESSANDRIA,
SUA BEATITUDINE PARTHENIOS III

Lunedì, 24 settembre 1990

 

Beatitudine.

Eccovi qui per qualche ora pellegrino presso la tomba dei santi apostoli Pietro e Paolo e ospite della Chiesa di Roma e del suo vescovo successore di Pietro. Vi ringrazio per la vostra visita e vi auguro di tutto cuore il benvenuto.

Sono veramente felice di accogliervi e di intrattenermi personalmente con voi. Da lunghi anni voi vi prodigate con grande carità e molto coraggio per la santa causa dell’unità dei cristiani. Voi sapete che come vescovo di Roma, io mi riconosco incaricato di un servizio di amore particolare e unico per questa causa che è stata oggetto della preghiera di Cristo alla vigilia della sua passione.

Alla fratellanza sacramentale che ci unisce nello stesso episcopato e ai sentimenti di carità che nutro per la vostra persona, si aggiunge come una parentela del cuore che suscita tra noi una confidenza e una speranza indefettibile. Fin dalla creazione della commissione mista di dialogo tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, voi ne eravate un membro particolarmente attivo e convinto. Oggi come Patriarca della vostra Chiesa, voi ne siete un ispiratore fedele e certo. Con la grazia di Dio questa commissione ha già prodotto dei frutti per ciò che concerne la nostra comune concezione sacramentale della Chiesa, i rapporti tra la fede e i sacramenti e la successione apostolica che è fondamentalmente per la santificazione e l’unità del popolo di Dio. Accogliendo con riconoscenza questi progressi del pensiero teologico, non dobbiamo risparmiare gli sforzi affinché essi abbiano un’influenza sul comportamento concreto delle nostre comunità. Ai cattolici e agli ortodossi del patriarcato greco di Alessandria non mancano le occasioni di testimoniare ciò che già li unisce e di collaborare al servizio dei popoli in seno ai quali essi vivono, nel Medio Oriente e in molti paesi africani.

Sul cammino di ristabilimento della loro piena comunione organica, la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa incontrano anche delle difficoltà che non sono solo di ordine teologico. Sono convinto e ho già avuto l’occasione di dire che solo il dialogo nutrito dalla preghiera e vissuto nella carità può permettere di superarle.

Più che mai dobbiamo accogliere l’esortazione di san Paolo ai Romani: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12, 10-12).

Beatitudine, non solamente nel dialogo con la Chiesa cattolica, ma anche in seno a quella ortodossa e nelle istanze ecumeniche internazionali e regionali voi siete il testimone infaticabile della speranza dell’unità e cercate il dialogo con i credenti di altre religioni e con tutti gli uomini di buona volontà.

Voi sapete quanto, nel mio ministero a Roma e nel corso dei miei viaggi pastorali attraverso il mondo, io persegua gli stessi scopi affinché l’umanità conosca il suo Signore, accetti il suo Vangelo e goda della pace e della salute eterna.

La vostra Chiesa è meno numerosa oggi, ma per il Signore e per noi, una Chiesa è grande non in funzione del numero dei suoi fedeli, ma soprattutto del vigore della sua fede, del suo slancio missionario e della testimonianza dei suoi santi e dei suoi martiri.

È con amore sincero che attraverso la vostra persona io saluto e accolgo nella mia preghiera e nel mio cuore anche i vescovi, il clero e tutti i fedeli della Chiesa sorella del Patriarcato greco-ortodosso d’Alessandria. Il nostro incontro di oggi è veramente un incontro nell’amore di Cristo, e vorrei concludere questo messaggio fraterno citando il grande patriarca Athénagoras I di Costantinopoli: “Noi portiamo anche il nostro pensiero verso il grande e santo momento in cui, vescovi d’Oriente e d’Occidente celebranti presso lo stesso altare, eleveranno il calice del Signore nell’Eucaristia comune. Questa ora ritarderà, può darsi. Ma l’ora dell’amore è già presente, è questa” (Tomos Agapis, 26 ottobre 1967, n. 193).

 

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