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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
AI VESCOVI DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA ROMENA

Venerdì, 24 marzo 1995

 

Venerati Fratelli nell'Episcopato!

1. «Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò» (Ez 37, 13-14).

A guardare con gli occhi della fede gli anni recenti di vita della Chiesa, siamo colti da stupore per quanto è avvenuto: le semplici forze e capacità umane non bastano a spiegarlo.

Questo vale, in particolare, per la vostra Chiesa che, condividendo la dolorosa sorte di altre Comunità di riti orientali dell'Europa centrale e orientale, era stata ufficialmente soppressa dal precedente regime totalitario ed ora rinasce e porta frutti sempre più abbondanti. Noi siamo testimoni che di nuovo, «attraverso le porte chiuse», lo Spirito di Cristo ha fatto irruzione, manifestandosi come «Signore che dà la vita».

2. Già per la terza volta, in questo tempo prestigioso della riacquistata libertà, siete venuti alla Sede di Pietro per rendermi partecipe delle vostre speranze e preoccupazioni, ed informarmi circa le attività svolte.

So che il motivo principale di questa vostra visita alla Città Eterna sta nel desiderio di esprimere la comune gratitudine e gioia della vostra Chiesa, chiamata greco-cattolica romena, per la nomina del nuovo Metropolita e di altri tre Vescovi. Si tratta infatti di un avvenimento che riveste straordinaria importanza per la vita sia dei singoli eletti che dell'intera Chiesa.

E’ una particolare grazia per tutto il Popolo di Dio, essendo ogni Vescovo Icona di Cristo e «Pneumatóphòros» - portatore dello Spirito Santo. Per questo è detto nel Direttorio pastorale «Ecclesiae imago», che il Vescovo è «veramente il perno, la chiave di volta, il centro di irradiazione e di raccordo dell'intera vita diocesana, l'architetto della sua armonica manifestazione» (in Enchiridion Vaticanum 4, 1483).

Cercate di vivere pienamente questa vostra vocazione nella celebrazione dei misteri sacramentali, nell'annuncio della Parola di salvezza, e nell'esercizio dei carismi propri all'ufficio episcopale.

Ricordate che nelle vostre mani è stata posta una ricca eredità di fede e di sacrifici, vera perla preziosa di cui va fiera la Chiesa universale. Da essa deve oggi prendere avvio una nuova tappa del cammino di testimonianza al Vangelo del Signore.

3. A Te, Venerato Fratello Lucian Muresan, Arcivescovo Metropolita di Fagaras e Alba Julia, il compito di unire, in collaborazione con gli altri Confratelli nell'episcopato, l'intera Chiesa greco-cattolica romena e di infonderle il necessario dinamismo, insieme con una rinvigorita identità canonica e liturgica, affinché questa porzione del Popolo di Dio possa crescere continuamente in edificio spirituale nel quale è veramente presente e operante l'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa di Dio.

Tale lavoro suggerisce non soltanto la doverosa fedeltà alla tradizione e alla normativa canonica attuale, ma anche l'acquisizione della profonda consapevolezza che agire insieme, mettendo in comune idee ed energie, dà frutti ancor più ricchi ed abbondanti.

«Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri» (2 Tm 2, 1-2).

Conservo vivo il ricordo della visita che avete compiuto l'anno scorso e delle conclusioni allora elaborate per rendere più efficace e corrispondente alle linee generali dalla Chiesa universale il processo in corso di rinascita e di rinnovamento della vostra Chiesa «sui iuris».

Già in altra occasione si sono indicate alcune priorità che devono guidare tale gioiosa primavera della vostra Chiesa e cioè: assicurare un'adeguata formazione del clero, ricorrendo all'opera di autentici maestri di fede, esperti nella tradizione orientale; porre la massima attenzione alla Santa Liturgia, curando in particolare la sua migliore conoscenza ed esemplare celebrazione, insieme con la preparazione dei libri liturgici; impegnarsi nel campo ecumenico per costruire la piena unità fra i Cristiani; orientare la vostra cura pastorale verso il mondo delle giovani e dei giovani che tante aspettative hanno chiuse nel cuore e che sono chiamati ad essere il futuro della Chiesa e della vostra Patria romena.

In questi giorni, in occasione di un nuovo incontro organizzato in Vaticano dalla Congregazione per le Chiese Orientali, avete occasione di vedere insieme quanto è stato fatto da allora, e quante cose attendono urgentemente la loro realizzazione. Molto sentita è, ad esempio, la mancanza di luoghi di culto, perché tuttora non ha avuto luogo l'auspicata restituzione neanche di tutte le vostre chiese cattedrali.

4. Ho appreso con vera gioia le notizie degli incontri e dei rapporti di lavoro avviati fra la vostra Chiesa e la Chiesa Ortodossa di Romania. Sono convinto che tale strada, pur richiedendo necessariamente da ambedue le parti umiltà, coraggio ed amore, è l'unico modo per rimarginare le ferite del passato e ravvivare «nella comunione della fede e della carità quelle fraterne relazioni che, come tra sorelle, ci devono essere tra le Chiese locali» (Decr. Unitatis redintegratio, n. 14).

Desidero esprimere al Signor Cardinale Achille Silvestrini il mio apprezzamento per tutte le iniziative che la Congregazione per le Chiese Orientali ha avviato durante l'anno scorso a favore della formazione del Clero greco-cattolico romeno, sia per la preparazione dei candidati al sacerdozio che per la successiva formazione permanente del Clero e per il rinnovamento della liturgia. Auspico che un'intensa collaborazione della Gerarchia romena con il Dicastero per gli Orientali cattolici possa affrettare il raggiungimento di finalità tanto desiderate.

E’ di particolare significato, in questo ambito, che i vostri giovani avviati al sacerdozio possano seguire l'ordine degli studi elaborato dalla Congregazione: si richiederà un ulteriore sforzo, ma i risultati saranno certamente fruttuosi, soprattutto in vista dell'acquisizione di quella piena identità orientale, che tanto ci sta a cuore.

5. L'anno passato ha avuto luogo anche un evento di grande importanza: la nona Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata alla vita consacrata e alla sua missione nella Chiesa e nel mondo; ai lavori sinodali ha partecipato anche il vostro venerato Metropolita.

La Provvidenza divina ha voluto arricchire la Chiesa greco-cattolica romena con il prezioso dono della presenza di numerosi Istituti religiosi orientali e latini. Essi vanno sostenuti con ogni mezzo, affinché possano vivere e svilupparsi serenamente secondo la propria fisionomia e la loro specifica vocazione, sempre a servizio delle comunità per le quali operano e nel pieno rispetto dell'identità della vostra Chiesa.

Nello stesso tempo penso che sarebbe un grande dono una nuova fioritura della vita monastica, elemento fondamentale dell'identità orientale e ponte ecumenico con la Chiesa Ortodossa, nella quale la presenza monastica è fiorente.

In tale senso vi prego di accogliere e valorizzare il promettente interesse per il monachesimo che comincia a germogliare nelle vostre Comunità, e che la recente assemblea del Sinodo dei Vescovi sulla vita consacrata ha tanto vivamente auspicato (cfr. Nuntius, n. VII).

6. Tornando alle vostre eparchie, vi prego di trasmettere a tutti il mio caloroso saluto, con uno speciale pensiero per l'amatissimo Cardinale Alexandru Todea, che con la sua silenziosa preghiera e con la sofferenza è testimone e partecipe fedelissimo dei vostri sforzi apostolici. Portate il mio saluto anche ai sacerdoti, ai religiosi e religiose, ai seminaristi e ai fedeli della stimata Chiesa greco-cattolica.

Il mio affettuoso e costante ricordo nella preghiera è per tutti gli abitanti della cara Romania.

Con questi sentimenti di profonda comunione vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana



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