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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AI DIRIGENTI, REDATTORI,
CORRISPONDENTI E MAESTRANZE
DEL QUOTIDIANO DI BOLOGNA
«L'AVVENIRE D'ITALIA»

Domenica, 18 ottobre 1959

 

Diletti figli della famiglia editoriale e redazionale de « L'Avvenire d'Italia »!

Questa Udienza assume un tono tutto particolare, perchè voi rappresentate il quotidiano che, nel suo spirito informatore e nei suoi uomini più rappresentativi, conosciamo ed apprezziamo fin dalla Nostra giovinezza sacerdotale; perchè durante sei anni cooperò al Nostro ministero pastorale a Venezia; ed infine perchè l'odierno è un incontro ufficiale del Papa con un giornale cattolico: che è quanto dire con una espressione di alto e arduo apostolato.

Tutti i figli Ci sono egualmente diletti. Ma è ben naturale che più vicini a Noi sentiamo coloro, che fanno aperta professione di fedeltà all'insegnamento della Chiesa, e ne sostengono la causa. Fra questi, voi occupate un posto di prim'ordine.

Abbiamo sempre considerato « L'Avvenire d'Italia » come un valido sussidio dell'apostolato cattolico: e Ci compiacemmo di rilevarlo più volte, sottolineando il confortante progresso da esso compiuto, sia nella parte editoriale, che redazionale. Ma soprattutto esso Ci apparve formativo delle coscienze: e questa è la più bella lode che un giornale possa ricevere. Desiderando perciò richiamare, davanti ad una così eletta assemblea, qualche cosa di ciò che entra nel tema di questo settore dell'apostolato, prendiamo occasione dalla Udienza odierna per una più alta parola, così che meglio si conosca il pensiero del Papa e della Chiesa su l'importantissimo problema della stampa cattolica, e che cosa si attende dai fedeli su questo argomento.

1. Ciò che caratterizza e giustifica la vita di un giornale cattolico è innanzi tutto il suo programma positivo. Come tutte le attività dell'uomo, esso si valuta non per quello che non è, o non deve fare — che sarebbe una limitazione — ma per quanto compie, con sforzo lodevole e chiara visione delle proprie mansioni. Ora, la stampa cattolica c'è soprattutto per un atto di presenza e di testimonianza. Presenza attiva, intelligente, sveglia, di fronte agli innumerevoli problemi posti dalla vita di oggi, per dare ad essi una interpretazione secondo il criterio valido della verità eterna che si riflette nel tempo. Presenza che nulla si lascia sfuggire, per informare il lettore, per aiutarlo a farsi una coscienza illuminata, di fronte a interrogativi e disorientamenti,

che il mondo di oggi gli procura. Atto dunque di presenza che orienta, precisa, riscatta ogni cosa alla luce della verità rivelata.

Ma anche testimonianza: cioè presa di posizione, serena ma sicura, senza compromessi e senza rispetti umani, con lealtà e pazienza. Il giornalista cattolico non segue i mutevoli capricci dell'opinione pubblica, e tanto meno li orienta a suo piacimento, ma sente il dovere di servire la verità, ricordandosi delle parole di Nostro Signore Gesù Cristo: « Risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere, e diano gloria al Padre, che è nei cieli » [1]. In tal modo, diletti figli, potrete compiere sempre degnamente la vostra alta missione, e andarne fieri.

2. La dignità di tale missione si manifesta peraltro anche nella forma esteriore, che più deve attirare e conquidere con una sua grazia amabile e gentile. Ci vogliamo riferire allo stile che è proprio di un giornale cattolico, e gli dà come una inconfondibile nota: stile sempre trasparente, anche quando assume il tono battagliero: stile caratterizzato dalla verità, dalla carità, dal rispetto per gli erranti, dal vocabolario signorile e dignitoso.

È purtroppo vero che un modo di fare e di scrivere, rispecchiantesi perfino nella stampa dedicata ai ragazzi — flentes dicimus, lo diciamo piangendo, — si fa sempre più strada, calpestando spesso le elementari esigenze della gentilezza, del riserbo, del pudore, usando una terminologia ed una documentazione fotografica, che ripugnano ad ogni onesta coscienza. Di fronte a tale fenomeno, che condiziona spesso il successo di una determinata stampa, il giornalista cattolico può essere preso per un attimo dall'incantesimo di seguire la corrente, giustificando una visione meno severa della realtà, e concedendo ai fatti meno edificanti della cronaca più di quanto non spetti.

Ebbene, diletti figli, lo stile del vostro giornale non può permettere un tale slittamento della vostra coscienza. Di fronte alla abilità dei « figli di questo secolo » [2], vogliate e continuate a reagire col vostro buon senso, con la vostra fede e col vostro coraggio. Educate i lettori all'apprezzamento di ciò che è vero, buono, bello; sappiate dunque attingere la materia dei vostri servizi alle fonti inesauribili della verità, della bellezza e della bontà, che sgorgano dalla illustrazione delle varie epoche della storia, del mondo dell'arte e della poesia, delle conquiste della scienza, della meravigliosa vita dell'universo, dei viaggi di esploratori e di missionari. Quale splendido orizzonte può essere offerto alle famiglie bene educate, senza peraltro appesantire con sfoggio erudito pagine destinate alla serena parentesi tra il quotidiano lavoro.

Né si dica che il lavoro del giornalista cattolico è più difficile, perchè più « legato » a esigenze e norme morali: ma si dimostri coi fatti che esso può essere svolto con aperta larghezza di vedute e di informazione, perchè come afferma l'Apostolo, « tutto è vostro; ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio » [3].

3. Il giornale, infine, che esprime e difende la dottrina cristiana, deve vivere sul fervore dei cattolici. È una verità elementare, ma che in pratica è compresa da pochi. Prendendo dunque occasione da questa Udienza, amiamo aprire ai Nostri diletti figli la speranza del Nostro cuore. Noi confidiamo che molti, del clero e del laicato, ma specialmente chi ha la misura esatta del senso cristiano, vogliano comprendere che uno dei sacri doveri del cristiano è quello della istruzione religiosa e sociale. È vero che questa, secondo le prescrizioni del Concilio Tridentino, dei Sinodi e dei più recenti richiami dei Romani Pontefici, deve essere data dall'insegnamento pastorale dei Vescovi e dal catechismo impartito dai Parroci. Ma in pratica questa parola viva giunge a pochi: anche a motivo delle condizioni di lavoro e di attività varie, dei disagi e degli spostamenti, in cui molti vengono a trovarsi. Ebbene, uno dei mezzi più poderosi, dei quali si può servire la parola di Dio, per arrivare nelle case, per farsi comprendere e amare, è proprio la stampa cattolica.

Se da ciò deriva una grave responsabilità per tutti i cattolici, di sostenerla e di diffonderla, non minore è l'onere che grava su la vostra missione, che anche per questo diventa alta e solenne: rendere un buon servizio alla parola di Dio, farla risonare in tutta la sua bellezza e novità, senza immiserirla né alterarla, anzi rendendola viva e attraente. Quale onore, quale merito davanti a Dio ed agli uomini!

E lasciate, Nostri diletti figlioli, che poniamo termine a queste Nostre confidenti ed incoraggianti parole con un richiamo suggeritoCi dalle circostanze liturgiche odierne; da cui diviene spontaneo trarre un auspicio per il vostro lavoro di giornalisti cattolici, e di componenti tutta la eletta e santa milizia de « L'Avvenire d'Italia ».

18 ottobre: festa di S. Luca, il terzo Evangelista! A brava gente che lavora a Bologna propter veritatem et iustitiam et pacem vi è qualche accento più familiare e più melodico all'orecchio e al cuore che quello di S. Luca, e della Madonna di S. Luca, che dal colle aprico sovrasta e protegge serenamente la turrita città, onusta di antica gloria, religiosa e civile, e protesa nel piano al fervore intenso della umana fatica del sonante lavoro?

Recitando nelle prime ore mattutine il Nostro Breviario, e già pensando al convegno di questa felice giornata con voi della famiglia de « L'Avvenire », scorrevamo le colorite pagine di Ezechiele, che la Liturgia dedica alla celebrazione del caro Evangelista, figurato in quella visione dei quattro cherubini, dove certamente il simbolismo soverchia la naturalezza: ma la profetica significazione è sorprendente ed esaltante. Esaltante per S. Luca uno dei quattro: esaltante per voi, a vostra volta entrati in questa affermazione scritta e quotidiana di verità evangelica, di fraternità e di pace cristiana.

Di quei quattro cherubini è detto che ciascuno si muoveva di fronte a sé: e tutti insieme andavano dove lo spirito li dirigeva: e muovendosi non si voltavano indietro.

Diletti figli! Nel vostro lavoro e nelle preoccupazioni che questo offre a tutti e a ciascuno, tale è l'insegnamento prezioso di S. Luca, e degli altri suoi tre, associati al ministero della evangelizzazione: sempre avanti, senza voltarsi indietro mai.

Voi portate questo monito incoraggiante nel titolo del vostro giornale : L'Avvenire, che non è un lavoro storico e retrospettivo, ma un continuo incedere verso le conquiste spirituali del progresso umano e cristiano, per l'onore e per l'amore di Cristo e della sua Chiesa santa, da cui scende beneficio perenne di prosperità e di pace, e per l'onore della dilettissima patria Italiana .

Con questi sentimenti, che la sollecitudine del Nostro cuore Ci ha dettati, e che semplicemente abbiamo voluto comunicarvi, vi assicuriamo che la Nostra preghiera sempre vi accompagna, affinché, ricevuta la gloriosa eredità di un passato che tanto vi onora, possiate continuarla nel vostro quotidiano lavoro, per mantenervi benemeriti della buona causa della verità, della giustizia e della pace.

In pegno della continua assistenza divina, che imploriamo sul diletto quotidiano cattolico, siamo lieti di impartire a voi tutti, dirigenti, giornalisti, redattori e maestranze de « L'Avvenire d'Italia », unitamente alle vostre care famiglie ed alla più grande e cara famiglia dei propagandisti e dei lettori, la Nostra paterna e particolare Benedizione Apostolica.


[1] Matth. 5, 14-16.

[2] Luc. 16, 8.

[3] 2 Cor. 3, 22-23.

 



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